Per il Gip di Roma l’inchiesta de L’Espresso su un contratto di una società dell’allora presidente del Copasir e un’azienda di elicotteri riportava informazioni corrette e di rilevanza pubblica. L’Espresso ha pubblicato notizie vere e documentate sul ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Il Gip di Roma ha archiviato, come richiesto dalla Procura, la querela per diffamazione presentata da Urso per l’articolo «Adolfo l’iraniano», pubblicato dal settimanale il 28 novembre 2021. L’inchiesta, firmata da Andrea Tornago, aveva rivelato l’esistenza di un contratto di consulenza siglato nel 2015 tra la società Italy World Services di Urso e la Società Italiana Elicotteri di Andrea Pardi, imprenditore all’epoca indagato e in seguito condannato a un anno e undici mesi dal Tribunale di Napoli per tentata esportazione illecita di materiale «dual use» e militare. Una notizia «veridica e certamente rilevante per l’opinione pubblica – scrive il Gip Ezio Damizia – risultante documentalmente». Nel servizio si evidenziava anche l’apporto fornito dai Servizi segreti italiani alle indagini della Procura di Napoli su Pardi, concretizzatosi nella trasmissione di specifici «spunti informativi» delle agenzie Aise e Aisi alla Guardia di finanza: altra notizia riportata «non discostandosi sostanzialmente dalla fonte – argomenta il Gip – ovvero il decreto di fermo del 30 gennaio 2017 emesso dalla Procura di Napoli nell’ambito delle complesse indagini a carico di Pardi e di altri soggetti coindagati, risultati in contatto con “le massime cariche iraniane”».
Le relazioni pregresse di Urso con Pardi erano state definite nell’articolo «imbarazzanti» in ragione del ruolo nel frattempo assunto da Urso di presidente del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui Servizi, incarico ricoperto dal 9 giugno 2021 al 21 ottobre 2022: un passaggio ritenuto diffamatorio dal ministro, ma che per il giudice rappresentava una legittima espressione del diritto di critica del giornalista. Urso aveva presentato querela contro L’Espresso nel dicembre 2021, nella sua veste di senatore e presidente del Copasir. Dopo gli opportuni approfondimenti la Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione, a cui l’esponente di FdI si è opposto nel febbraio 2023, quando già era ministro delle Imprese e del Made in Italy. L’ennesima iniziativa giudiziaria di un ministro del governo Meloni nei confronti di un giornalista. In questo caso, totalmente infondata.