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Il “civico giusto”, una targa nella casa di Fondi in cui i contadini “nascosero” Alberto Moravia

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La piccolissima casetta di contadini al confine tra le province di Latina e Frosinone custodisce una storia straordinaria di solidarietà e difesa dei diritti civili, della democrazia, vissuta nel tempo cupo del regime fascista e ora finalmente riscoperta e promossa come itinerario storico e naturalistico. Quella casetta sulle montagne di Fondi ha “coperto” e protetto Alberto Moravia ed Elsa Morante. Ora l’Ente Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, d’intesa con l’Associazione Roma Best Practices Award ideatrice del progetto “Il Civico Giusto”,  per celebrare la dodicesima Giornata Europea dei Giusti ha apposto una targa di bronzo “Civico Giusto” presso il “Casale Moravia” di proprietà dei fratelli Marrocco, in località Sant’Agata a Fondi, “in memoria della generosa ospitalità che tra il settembre 1943 e il maggio 1944 la famiglia Marrocco concesse ad Alberto Moravia e a sua moglie Elsa Morante in fuga dalle odiose persecuzioni razziali in atto a Roma durante i mesi dell’occupazione nazi-fascista”. Da quel soggiorno, com’è noto, Moravia trasse ispirazione per il suo romanzo La Ciociara. Come molti altri “eroi sconosciuti”, che durante la guerra scelsero di rischiare la propria vita per proteggere altri uomini, la famiglia Marrocco decise allora di non “voltarsi dall’altra parte”, in nome dei valori di  fratellanza, solidarietà e giustizia. “La scelta di collocare una targa-simbolo presso quella che fu l’abitazione in cui soggiornarono i due illustri scrittori intende appunto perpetuare e valorizzare il ricordo di tale nobile testimonianza di umanità e coraggio. – sottolinea il direttore del Parco, Lucio De Filippis – Analoga iniziativa l’Ente Parco ha promosso già lo scorso anno, con l’apposizione di una targa “Civico Giusto” sul portone dell’abitazione della famiglia Mosillo, in via Damiano Chiesa 30 a Fondi, dove Alberto Moravia ed Elsa Morante rimasero nascosti prima di trovare un più sicuro e duraturo rifugio su colle Sant’Agata. A Fondi Alberto Moravia volle tornare, nell’estate del 1988, per rivedere i luoghi in cui aveva trascorso quei mesi difficili. Un’esperienza che lo scrittore ricordava come una parentesi di relativa serenità pur nel quadro della drammatica emergenza che si era trovato a vivere: a contatto con la natura, immerso nel ritmo lento della vita di campagna, aveva avuto modo di conoscere e apprezzare valori profondi che regolano gli usi e le consuetudini della civiltà contadina”.



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