«Sono un appassionato di tutte le forme d’arte che nascono nel Mediterraneo: limpide, solari. L’impatto è immediato, c’è una grande forza e insieme una grande purezza d’animo. Io spero di trasmettere questo, la solarità, la salute e anche la fisicità delle cose. Mi piace parlare con la pietra, con questa materia così bella».
Cascella parlava davvero con la pietra, l’arte preistorica era per lui espressione di vitalismo, necessità naturale dell’uomo di comunicare con altri uomini fin dall’alba dei tempi. È in quel primitivo alfabeto della pietra che l’artista recupera, rielabora e inventa il proprio originalissimo linguaggio. La terra, il sole, il cielo, gli astri, la maternità, le forme archetipiche dell’universo, sono i suoi temi più amati, e in primo luogo la donna, creatura generatrice di mondi.
Di questo artista roccioso e visionario esce finalmente il Catalogo generale delle opere, e chiunque potrà conoscere da vicino uno dei più importanti scultori del Novecento, presente anche nel nuovo Millennio, con una produzione di straordinaria potenza. Il prestigioso volume, stampato da Silvana Editoriale, a cura di Elena Pontiggia, nasce sulla scia del Centenario della Nascita di Cascella (1921-2008), e costruito per ferma volontà di Cordelia von den Steinen, scultrice, memoria vivente e instancabile curatrice delle opere del marito, alcune delle quali conservate nel Castello della Verrucola, residenza toscana di Pietro e sede principale del suo prezioso archivio, base indispensabile di ricerca e lavoro.
La corposa pubblicazione, che vale la pena di definire ‘monumentale’, di oltre trecento pagine, ha richiesto l’impegno triennale di Teresa Di Gregorio e Francesca Triozzi, due storiche dell’arte specializzate nella materia, che hanno dato sistemazione scientifica alla sterminata produzione dell’artista: migliaia di fotografie d’autore rivelano la gran mole di ceramiche, fusioni, tele polimateriche, sculture e monumenti in pietra, dipinti, mosaici e bozzetti in gesso. L’opera si avvale di un dovizioso apparato bibliografico in cui è possibile ripercorrere passo dopo passo la lunga e felice carriera dello scultore.
Sfogliando le pagine si ricava il sentimento che invade l’opera, si ha l’impressione che l’artista si sia caricato sulle spalle, come un moderno Atlante, gran parte della sofferenza del Secolo Breve da lui vissuto senza risparmio di forze e testimoniato con sculture incomparabili. Basti pensare al Monumento di Auschwitz per le vittime della Shoah, che gli diede la fama internazionale e gli richiese dieci anni di lavoro nel famigerato campo di concentramento polacco; o al memoriale per la strage di Marcinelle, l’Arco della Pace a Tel Aviv, Omaggio all’Europa a Strasburgo, Bella Ciao a Massa, o ancora, tra le opere più celebri e scenografiche, la Nave incagliata sul litorale di Pescara, il poderoso vascello di marmo divenuto simbolo indiscusso della città.
Pietro Cascella nasce a Pescara in una famiglia di pittori, subito dopo la guerra aveva iniziato l’avventura artistica a Roma insieme all’inseparabile fratello Andrea, creando fantasiose ceramiche policrome nei forni di Valle Inferno. Aveva progressivamente indirizzato la sua inclinazione verso la pietra, il travertino, il marmo, la materia alla quale gli era impossibile rinunciare e di cui non avrebbe mai potuto fare a meno.
La scultura era per lui uno “spazio rivissuto, accumulatore di energia, di vite”. In questo infatti consisteva la sua novità: far scendere i monumenti dai piedistalli e sistemarli al livello della gente comune, chiamata a passeggiarci in mezzo. Non memoriali freddi e irraggiungibili, ma opere da vivere nel corso della giornata; primo fra tutti il Monumento a Mazzini a Milano, una vera e propria rivoluzione, una passeggiata di pietra nel cuore pulsante della metropoli.
Il Catalogo racchiude non soltanto informazioni indispensabili sulla vita dell’artista, ma disegna visivamente il tracciato del suo stile. Un autentico scrigno in cui immergersi per comprendere da vicino uno dei più potenti scultori dell’arte contemporanea.
Silvio Berlusconi, che ne ammirava le opere, lo chiamò presso di sé, volle che fosse lui a ideare e scolpire la sua tomba. Ad Arcore, nel parco di Villa San Martino, Cascella elaborò un mausoleo, una struttura sotterranea in travertino sormontata dalla Volta Celeste, un sistema di pietre, simile a un tempio, composto da sculture che rappresentano astri e corpi celesti, un esplicito rinvio al cielo, al cosmo e all’immensità dell’universo.