Escalation di minacce e violenze senza precedenti, nelle ultime settimane, contro i giornalisti in Serbia. A Novi Sad, nel nord del Paese, in soli dieci giorni non meno di sette giornalisti hanno subito minacce e aggressioni. Che si tratti di aggressioni fisiche, abusi verbali, molestie online o minacce di morte, la capacità dei giornalisti serbi di svolgere il proprio lavoro è gravemente compromessa e la loro sicurezza è a rischio. La Federazione europea dei giornalisti (Efj) la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), l’Istituto internazionale della stampa (Ipi) e altre organizzazioni per la libertà di espressione e di pensiero hanno firmato un appello alle autorità serbe perché si attivino nel fermare queste violenze.
Tutto è iniziato lo scorso 8 marzo, quando i giornalisti di Tanjug e Kurir Television e quelli di radio 021.rs, sono stati aggrediti verbalmente mentre coprivano una manifestazione a sostegno di Ana Mihaljica, i cui tre figli le sono stati temporaneamente sottratti dal Centro per l’assistenza sociale di Novi Sad. Durante una trasmissione in diretta su Tanjug, la giornalista Saška Drobnjak è stata interrotta da una donna che affermava di essere l’avvocato di Mihaljica e minacciava i giornalisti, accusandoli di mentire. Anche un fotografo di Tanjug, un corrispondente di Kurir e Žarko Bogosavljević di Reporter 021 sono stati insultati verbalmente. Secondo l’Associazione dei giornalisti della Serbia (UNS), la polizia presente non è intervenuta per evitare interferenze nel lavoro dei giornalisti. Anche la corrispondente di N1 Ksenija Pavkov ha ricevuto numerosi insulti online e minacce di violenza fisica per il suo servizio sulla manifestazione.
Nella stessa settimana, altri due giornalisti e leader dell’Associazione dei giornalisti indipendenti della Vojvodina (NDNV), Ana Lalić Hegediš e Dinko Gruhonjić, hanno ricevuto migliaia di minacce di morte online inviate tramite i social media e le e-mail. Ana Lalić Hegediš è stata oggetto di terrificanti minacce di morte, tra cui alcune di natura sessuale e insulti, rivolti anche all’NDNV che dirige, per i commenti fatti sul nazionalismo al festival “Rebedu” di Dubrovnik, dove era stata invitata come relatrice.
Dal 14 marzo 2024, il suo collega Dinko Gruhonjić, giornalista docente all’Università di Novi Sad e direttore del programma NDNV, teme per la sua vita e per quella dei suoi familiari. Gruhonjić è stato oggetto di una campagna di linciaggio pubblico, con minacce di violenza fisica, dopo la pubblicazione di un montaggio video con estratti della sua performance al festival Rebedu di Dubrovnik lo scorso anno. Il montaggio è stato manipolato per dare l’impressione che Dinko stesse esprimendo la sua soddisfazione per aver condiviso il nome con il criminale ustascia Dinko Šakić. NDNV ha denunciato queste minacce all’ufficio del procuratore per i crimini informatici e, per alcune di esse, ha fornito i dettagli degli autori che hanno firmato con i loro nomi.
“Sono decenni che siamo sotto attacco con l’Associazione. Ma questa volta è la pressione più grande di sempre. Chissà cosa ci succederà”, dice Lalić, mentre Gruhonjić deplora la “politica di impunità quando si tratta di minacce contro l’indipendenza della stampa in Serbia, anche quando gli autori non sono anonimi”.
“Il numero di minacce e insulti contro i giornalisti è in aumento in Serbia. Sapendo che la Serbia è un Paese in cui i tre omicidi di giornalisti avvenuti negli ultimi trent’anni non sono stati puniti, siamo molto preoccupati per ogni minaccia contro i giornalisti che rimane impunita”, ha dichiarato Tamara Filipović, project manager dell’Associazione dei giornalisti indipendenti della Serbia (NUNS), ikl sindacato nazionale.
Il 15 marzo 2024, un residente di Novi Sad ha presentato una denuncia penale contro Gruhonjić e Lalić per presunta incitazione all’odio e all’intolleranza razziale, religiosa e nazionale durante la loro partecipazione al forum di Dubrovnik. “Abbiamo seri motivi per pensare che il querelante sia collegato a membri del Partito progressista serbo al potere”, ha dichiarato Gruhonjić. Alcuni politici hanno rilanciato gli insulti nei dibattiti pubblici.
Efj, Ifj e le altre organizzazioni firmatarie dell’appello chiedono a chi occupa posizioni istituzionali di astenersi dal prendere di mira i media in Serbia.” La loro retorica ostile _si legge nell’appello _ legittima e normalizza la violenza verbale e fisica contro i giornalisti e gli operatori dei media. Esortiamo le autorità a garantire un ambiente sicuro per i giornalisti, consentendo loro di lavorare senza temere per la propria vita, e a porre fine all’inaccettabile cultura dell’impunità indagando sistematicamente su attacchi e denunce. “