Articolo 21 ha organizzato due corsi di formazione in doppia modalità (in presenza e webinar) su “Il giornalismo d’inchiesta sociale negli anni ‘70. La storia e le inchieste del Gruppo di Ideazione e Produzione”. Entrambi si terranno il 10 aprile (dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17) – a Roma, via Sommacampagna 19 presso la sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Sono trascorsi 50 anni dalla prima messa in onda di Cronaca, una trasmissione che ebbe una risonanza straordinaria sui giornali e fu molto spesso al centro di vivaci polemiche che investirono anche la Commissione parlamentare di vigilanza e la magistratura.
Fortissime tensioni sociali caratterizzarono gli anni ’70 e Cronaca fu, essa stessa, l’espressione di questa straordinaria vivacità della società civile, dei suoi movimenti e delle sue organizzazioni di base: dai consigli di fabbrica ai comitati di quartiere, dal movimento studentesco a quello delle donne, dalle lotte dei detenuti a quelle dei degenti degli ospedali psichiatrici.
Sulla spinta di queste lotte, si affermò il principio di un’informazione democratica che garantisse non solo il diritto di essere informati ma anche quello di informare, di accedere cioè direttamente e in prima persona ai mezzi di comunicazione di massa. Pertanto, contro una visione limitata del diritto all’informazione affidato esclusivamente ai giornalisti, i redattori di Cronaca realizzavano le inchieste integrando i protagonisti delle realtà sociali nel processo produttivo dell’informazione. Coloro che tradizionalmente erano solo oggetto dell’indagine giornalistica ne divennero i soggetti attivi, partecipando a tutte le fasi della produzione dell’inchiesta: dall’ideazione alla definizione dei contenuti, dalle riprese al montaggio.
Non solo i protagonisti dell’inchiesta ma anche i tecnici della Rai furono inglobati nel nuovo modello produttivo; pertanto, l’operatore, il montatore, il fonico e l’elettricista vennero integrati nella redazione della rubrica: una soluzione in controtendenza rispetto alla crescente taylorizzazione del lavoro e alla conseguente demotivazione prodotta dalla rotazione quotidiana del posto di lavoro.
Questo modello produttivo sperimentale si trovò rapidamente al centro di un’intensa polemica. Alcuni giornalisti contestavano ai redattori di Cronaca la cessione di parte della loro autonomia professionale ai soggetti intervistati; i registi lamentavano una riduzione del loro ruolo; i vertici aziendali della Rai e i direttori di reti e testate non gradivano l’idea di dover discutere eventuali tagli alle inchieste non solo con i redattori, ma anche con consigli di fabbrica, delegazioni di pazienti psichiatrici o, addirittura, detenuti.
Nonostante le numerose traversie, il gruppo di Cronaca realizzò sessanta inchieste della durata di un’ora ciascuna che furono trasmesse sulla Rai 2 diretta da Massimo Fichera intorno alle 22 (la seconda serata di quei tempi) con una media di quattro milioni di telespettatori con punte di sei milioni (esistevano solo due canali).
Un’altra caratteristica distintiva del programma era che le inchieste venivano firmate collettivamente dal “Gruppo di Ideazione e Produzione Cronaca”, senza mai menzionare i nomi dei singoli giornalisti e tecnici che facevano parte della redazione.
Le iscrizioni sono possibili sulla piattaforma della formazione dell’Ordine dei giornalisti (corsi enti terzi); gli iscritti potranno visionare i documentari con chiave d’accesso che verrà loro fornita dal 5 al 17 aprile.