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Dall’assedio all’oro paralimpico

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Nel 1993 Adnan Krešmer ha sette anni e vive a Sarajevo, sotto assedio. Mentre gioca con gli amici nel cortile di casa, viene ferito gravemente alla testa da un cecchino. La disabilità provocata da quel proiettile non gli ha impedito di diventare un atleta di pallavolo seduto. Nostra intervista

Da bambino cresciuto in guerra a giocatore olimpionico di pallavolo seduto. Adnan, raccontaci il percorso che ti ha portato a questo risultato

1993, Adnan Krešmer dopo l’operazione

Sono nato a Sarajevo nel 1986 e da allora ho sempre vissuto qui, nel quartiere di Dobrinje che si trova vicino all’aeroporto. Fino all’inizio della guerra ho avuto un’infanzia normale e felice, giocavo con i bambini del quartiere e con gli amici. Nel 1992 è cambiato tutto, è cominciata la guerra, e l’assedio… Sono rimasto a vivere a Dobrinje, nella stessa casa, ma sotto a una costante pioggia di granate e colpi di cecchini.

Nel giugno 1993, anch’io come tanti altri sono stato colpito. Un cecchino mi ha preso alla testa, nel mio quartiere davanti allo stabile dove vivevo, mentre giocavo con mia sorella e mia cugina. Per mia fortuna mi hanno portato subito al centro di soccorso del quartiere dove hanno fermato la forte emorragia, e poi sono stato trasferito all’ospedale Koševo dove ho subito una lunga operazione.

A mio padre avevano detto che la ferita era molto grave… ma grazie al bravissimo chirurgo, conosciuto da tutti in città, sono sopravvissuto.

Quando mi sono svegliato, mi sono ritrovato con tutta la parte sinistra del corpo che non rispondeva, e dopo 10 giorni sono stato mandato a casa. Con costanti esercizi di fisioterapia, dopo il primo mese dal ritorno a casa sono riuscito a recuperato il 10% della forza del braccio e della gamba sinistra. Con altra e faticosa fisioterapia, durata circa un anno, sono riuscito a recuperare l’uso del braccio, prima al 60% poi totalmente. Alla fine, mi è rimasto un problema alla gamba, dove non ho recuperato il controllo del piede sinistro. Ma se consideriamo ciò che mi è successo e che ho rischiato, mi è andata bene…

Come sei arrivato a giocare a pallavolo da seduti?

Ho sempre amato lo sport. Giocare a pallacanestro è il mio desiderio incompiuto… ho provato, con alcune squadre locali, ma a causa di questa disabilità non sono potuto arrivare molto oltre. Alla pallavolo ci sono approdato per caso, perché nel mio quartiere viveva Mehmed Čolić, che nel periodo jugoslavo è stato uno dei grandi giocatori di pallavolo da seduti e poi è diventato il primo allenatore della squadra nazionale della Bosnia Erzegovina. Mi ha convinto ad andare a provare ad allenarmi con loro, dicendomi che avrei incontrato anche ottime persone, che grazie a quello sport si erano rafforzati oltre che di corpo anche psicologicamente.

Così un giorno, nel 2004, si è presentato alla fine di un mio allenamento di pallacanestro e mi ha portato direttamente al primo allenamento di pallavolo, dicendomi che stavano creando la squadra junior e che secondo lui avevo talento. In quell’anno, sono entrato ufficialmente nella squadra junior “OKI Fantomi Sarajevo  ” (Odbojkaški klub invalida “Fantomi” Sarajevo) – dove dal 2005 al 2010 ho fatto i primi passi in uno sport che ho amato da subito, per poi passare nella squadra senior.

In quel momento, ha significato molto per me conoscere persone con difficoltà dovute alla disabilità provocata dalla guerra, persone che avevano vissuto esperienze dure ed erano riuscite a superarle, con le quali ho costruito dei legami fortissimi, di profonda amicizia.

Adnan Krešmer maglia 18, durante gli allenamenti – Foto  A. Krešmer

Ad un certo punto sei diventato parte della formazione nazionale. Da atleta e vittima civile di guerra ricevi sostegno dallo stato?

Rispetto alla situazione delle vittime civili di guerra… l’organizzazione delle vittime civili di guerra di Sarajevo cerca sempre di aiutarci in tutti i modi possibili. Se guardiamo poi ciò che prevede la legge, abbiamo diritto a delle mini-pensioni, bassissime rispetto a quelle riconosciute in altri paesi. Ad esempio, con una percentuale di invalidità come la mia, al 60%, si tratta di circa 120 KM (circa 60 euro) al mese.

Mentre come atleti, nonostante siamo pallavolisti della nazionale, dallo stato non riceviamo alcun aiuto, come d’altronde succede anche ad atleti di altri sport. Ci sostengono in parte il Cantone e il Comune della città di Sarajevo, accanto a sponsor privati. Purtroppo la situazione politica nel paese si riflette anche sul (mancato) sostegno al settore sportivo.

Io, infatti, ho un lavoro, altrimenti non potrei mantenermi nemmeno se fossi solo, figuriamoci la mia famiglia, cioè mia moglie e due figli piccoli. Gli allenamenti si tengono diverse volte a settimana e quindi l’impegno non è indifferente. Dopodiché, è anche vero che passiamo parecchio tempo insieme anche fuori dagli allenamenti… tra di noi compagni di squadra siamo persino diventati padrini dei reciproci figli, come fossimo una grande famiglia!

Squadra BiH di pallavolo seduto, oro olimpico Londra 2012 (World Paravolley  )

Puoi raccontarci quante medaglie avete vinto e quando siete riusciti a raggiungere l’oro olimpico di pallavolo seduto?

Non so se esiste al mondo una squadra di pallavolo come la nostra, che è stata campione europeo per undici volte, tre volte campione mondiale, due alle Paralimpiadi. Ad oggi, parliamo in totale di 27 medaglie – tra Europei, Mondiali e Olimpiadi – di cui 16 d’oro, 7 d’argento e 4 di bronzo.

A livello europeo, eccetto solo nel 2017 e 2019 in cui siamo arrivati rispettivamente terzi e secondi, la nostra nazionale ha vinto il primo posto quasi ininterrottamente dal 1999 – edizione che è stata ospitata dal nostro paese – all’edizione di ottobre 2023 giocata in Italia a Caorle.

Mentre la prima medaglia d’oro olimpica è arrivata ad Atene nel 2004, prima che io entrassi nella nazionale nel 2010. Il secondo oro l’abbiamo invece ottenuto alle Olimpiadi di Londra nel 2012 vincendo contro la squadra iraniana, a cui sono seguiti l’argento a Rio De Janeiro 2016 e il bronzo a Tokyo nel 2021.

Adnan Krešmer con l’oro
olimpico 2012 Foto A. Krešmer

Alle Olimpiadi di Londra, la vittoria contro l’Iran  , che è tra le più forti squadre al mondo, è stata incredibile! E loro non si aspettavano questo risultato. Sono dei professionisti, che fanno solo quello nella vita, vengono pagati per giocare e ricevono migliaia di euro di premio se vincono.

Infatti, finita la partita ci hanno chiesto quanti soldi avremmo ricevuto dallo stato, per aver vinto l’oro… quando abbiamo risposto che non avremmo preso nemmeno 5mila KM (2.500 euro) ciascuno, hanno risposto: “Ci avete rovinati, per l’oro noi avremmo ricevuto 100.000 dollari a testa!”. Allora, con la nostra solita ironia, abbiamo cominciato a scherzare: “Perché non ce lo avete detto prima! Vi facevamo vincere con l’accordo di dividere a metà…”.

Scherzi a parte, vincere un oro olimpico è ineguagliabile e per me rappresenta il coronamento della mia carriera sportiva, per non parlare comunque delle altre importanti medaglie europee e mondiali. Ha significato molto per me tutta questa esperienza, sebbene al momento non faccia più parte della nazionale. Stanno avvenendo dei cambiamenti, dai selezionatori fino all’organizzazione, in cui non mi sono ritrovato molto.

Al momento, continuo a giocare nel campionato nazionale. Dalla “OKI Fantomi Sarajevo” sono andato per dieci anni a giocare in un’altra squadra di Sarajevo, la “KSO Spid” (Klub Sjedeće Odbojke Spid Sarajevo), ma poi ho deciso di tornare alla “Fantomi Sarajevo”. Sono entrambe nella rosa delle squadre più forti della “Premjer liga” [paragonabile alla Serie A italiana, ndr], tra le 26 esistenti nel paese – divise in tre categorie, “premjer, prva e druga liga” – e si stanno contendendo il campionato nazionale di quest’anno. Tra il lavoro, la famiglia, gli allenamenti e le partite di campionato, sono parecchio impegnato e già soddisfatto così. Per cui non so se rientrerò a giocare in nazionale. Ma non è detta l’ultima parola…

Fonte: BalcaniCaucaso


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