”Il direttore generale dell’European broadcasting union (Ebu), Noel Curran, ha espresso un monito che la politica italiana non può permettersi di ignorare. Ha detto espressamente che la legge italiana sulla governance della Rai ‘non è in linea con i principi del Media Freedom Act europeo’, aggiungendo che ”È una questione che l’Italia deve affrontare'”. Così la presidente della commissione di vigilanza Rai, Barbara Floridia, secondo cui “stiamo entrando in una fase decisiva. La riforma della legge Renzi non è più procrastinabile perché emerge un contrasto con la legislazione europea”. Anche per questo, aggiunge Floridia, “la commissione sta promuovendo un percorso istruttorio sui temi prioritari da affrontare per le Istituzioni e la politica, come la necessità di governance indipendenti e dotate di risorse stabili, le strategie per adeguarsi alla sfida dell’Ia e gli strumenti da utilizzare per competere con le piattaforme e i social per raggiungere il pubblico più giovane. Sono contenta che la Commissione abbia intrapreso in maniera lungimirante la strada per affrontare questi temi, adesso dobbiamo accelerare”.
Curran ha anche parlato del contesto digitale, sottolineando che “una nuova legge nel settore digitale potrebbe portare più equità. L’accesso ai dati è un esempio importante: meno della metà dei servizi pubblici europei è in grado di verificare la portata delle proprie piattaforme. Non conoscono i numeri degli spettatori, che età hanno, cosa guardano. E’ difficile modificare un ambiente digitale senza conoscere questi dati. I big tech hanno apportato innovazioni straordinarie, ma si muovono lentamente sulla trasparenza – ha proseguito -. Dobbiamo mantenere sotto pressione chi di dovere per far sì che la trasparenza venga garantita”.
“Stiamo vivendo in un’epoca in cui i media sono dominati da un numero sempre più esiguo di attori che espandono la loro portata, fino a diventare proprietari dei mezzi di distribuzione, concentrando così il loro potere – ha detto ancora Curran -. I media di servizio pubblico offrono un quadro normativo, con un insieme di programmi che sono destinati a un pubblico più ridotto. Dobbiamo investire sulla cultura, in ambito cinematografico, televisivo, sull’informazione e sullo sport gratuito. Deve essere preservata l’indipendenza dei servizi pubblici, con stabilità di finanziamenti. Non possiamo farcela più da soli, ma i media pubblici stanno cambiando, restano la fonte di informazione più affidabile e il rapporto con il pubblico non si è spezzato”