Che la democrazia rappresenti “soltanto” una possibile via alla composizione nonviolenta dei conflitti per il potere e non la garanzia di pace perpetua e giustizia sociale, lo sappiamo, ma la quotidiana constatazione di quanto condotte simili vengano apprezzate diversamente dal Governo degli “eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi) a seconda della mera convenienza e della forza letteralmente messa in campo dagli attori di turno, è insopportabile.
Alludo a quella particolare forma di manifestazione del dissenso che è il blocco stradale.
Se a porla in essere sono giovani attivisti che si battono perché la politica reagisca adeguatamente alla crisi climatica, questi vengono prima derisi (i “Gretini”) ed attaccati a reti unificate come fossero pericolosi sovversivi dell’ordine democratico e poi fatti oggetto di un decreto legge, passato alla storia come DL “Eco-Vandali”, che criminalizza queste condotte, inasprendo la reazione repressiva dello Stato.
Se invece a porre in essere la medesima condotta sono i “trattori”, la musica cambia immediatamente, il Governo si guarda bene dal criminalizzare, dall’invocare il pugno di ferro, anzi è tutto preso a rincorrere il “capro espiatorio” più convincente, esibendosi nell’esecrabile “Lancio della croce” e chi la butta sull’Unione Europea, solita matrigna, chi, più maliziosamente come Salvini, invece la butta sui propri stessi colleghi di governo per speculare qualche voto in più.
Due pesi e due misure. Senza qui entrare nel merito delle rivendicazioni: anche perché nel caso dei “trattori” sappiamo quante anime convivano scomodamente dentro la rappresentazione unificata a forza e quanti di quei “trattori” siano in verità più in sintonia con gli “eco-vandali” nel chiedere più coraggio per cambiare davvero le cose, anziché no.
Il Governo, reazionario e classista, si conferma debole con i forti e forte con i deboli, verso i quali non ha pudore a manifestare fastidio ed insofferenza. Come nel caso dei giornalisti liberi. Come nel caso dei magistrati liberi. Censurando in fine persino un noto “disubbidiente” come Giuliano Amato! Tornano in mente le parole adoperato da Lutero nella lettera a Leone X: “E poiché non possiamo difenderci diversamente contro la verità, ci sbarazziamo da essa col pretesto della mordacità, della intolleranza, della immodestia”.
Speriamo che ci resti un “giudice a Sanremo” e che Amadeus (sic) apra il palco dell’Ariston non soltanto al trattore (quale?), ma anche a qualche temibile eco-vandalo.