Condannato anche Oleg Orlov, storico attivista russo dei diritti umani: il tribunale di Mosca ha sentenziato per lui due anni e mezzo di carcere per essersi pronunciato contro la guerra in Ucraina e aver “screditato” l’esercito russo.
Orlov è co-presidente del gruppo per i diritti umani Memorial, vincitore del Premio Nobel per la Pace, ed è uno dei pochi esponenti di spicco della lotta contro la guerra che sono rimasti in Russia dopo l’invasione.
Prima della sentenza di martedì, Orlov aveva dichiarato al giornale indipendente online “ The Moscow Times” di considerare la richiesta dei pubblici ministeri di incarcerarlo come “una richiesta dall’alto”, ma ha detto di sperare ancora in un cambiamento nel suo paese.
L’attivista, 70 anni, lo scorso ottobre era già stato multato 150mila rubli, dopo che un tribunale russo lo aveva riconosciuto colpevole di “screditare” le Forze Armate russe.
L’accusa, sulla base delle attuali leggi russe liberticide che proibiscono perfino di pronunciare la parola guerra riferendosi al conflitto con l’Ucraina, prevede una pena fino a cinque anni di carcere ma in un primo momento i giudici hanno comminato solo la multa considerando le circostanze attenuanti, tra cui l’età di Orlov e le testimonianze dei suoi sostenitori. Oggi, invece, è arrivata la condanna al carcere.
Le autorità russe accusano Orlov di aver “screditato” le Forze Armate sulla base di un articolo che ha scritto nel novembre 2022 dal titolo: “Volevano il fascismo. L’hanno avuto”, nel quale l’attivista affermava che la guerra contro l’Ucraina fosse “un duro colpo per il futuro della Russia” e che il Cremlino cerca di usare l’invasione come strumento per raggiungere i suoi obiettivi politici. La condanna di oggi è arrivata dopo che i procuratori hanno sostenuto che Orlov avesse “un motivo di inimicizia e odio verso il personale militare”, il che costituisce un’aggravante.
Orlov ha detto più volte durante le udienze di non riconoscersi colpevole e che l’accusa non era chiara. Ha anche dichiarato a The Moscow Times che il processo era per lui un’occasione per far conoscere e divulgare le sue idee.
“Vengo processato per un articolo di giornale in cui ho definito totalitario e fascista il regime politico instaurato in Russia. L’articolo è stato scritto più di un anno fa. E allora alcuni miei amici hanno pensato che stessi esagerando troppo- ha detto. -Ma ora è assolutamente chiaro che non stavo affatto esagerando. Nel nostro Paese lo Stato torna a controllare non solo la vita sociale, politica ed economica, ma rivendica anche un controllo totale sulla cultura, sul pensiero scientifico e invade la vita privata”.
Orlov, che è stato recentemente aggiunto alla lista degli “agenti stranieri” della Russia, ha criticato la guerra in Ucraina fin dall’inizio dell’invasione.
(Tavola di Alekos Prete)