Un omaggio nella Stazione Metropolitana di Piscinola-Scampia a Geolier, non lontano dalla “sua” Secondigliano. Oggi (oggi, domenica 12 febbraio) per celebrare il secondo posto alla 74ma edizione del festival di Sanremo del rapper napoletano, già primo in classifica nella serata dedicata alle cover e arrivato in finale con un plebiscito del 60 per cento di preferenze per il televoto, il suo brano “I p’ me, tu p’ te” sarà trasmesso, per un’intera giornata a loop, attraverso l’installazione sonora permanente, “Da Caruso agli ‘A 67” di Désirée Klain, che completa la spettacolare opera “Song ‘e mare”, del fotografo Luciano Romano. Dove quattordici ritratti in bianco e nero di musicisti e cantanti napoletani: Enrico Caruso, Pino Daniele (interpretati da due attori presi di spalle), Lina Sastri, James Senese, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato, Lino Vairetti, Enzo Gragnaniello, Raiz, Meg, Francesco Di Bella, Daniele Sanzone (‘A 67) e gli ‘o Rom, sono posti l’uno accanto all’altro, lungo la stessa linea d’orizzonte del mare, come maestosa cornice di un cammino suggestivo, percorribile, mentre risuona la loro musica.
Le opere fanno parte de’ “Lo Scambiapassi- ARTITUTTEINVIAGGIO”, tempio permanente della musica, ideato e organizzato dalla Fondazione Plart di Napoli nell’ambito della riqualificazione urbanistica attivata dalla Regione Campania attraverso EAV per il rifacimento della stazione metropolitana di Piscinola-Scampia (all’incrocio fra la Linea Metropolitana 1 e la Linea Metropolitana “Arcobaleno” di EAV) e inaugurato nel 2019. Uno spazio in cui nasce “un museo di terza generazione per la musica sperimentale napoletana”, come l’hanno definito i suoi progettisti: Cherubino Gambardella e Simona Ottieri, vincitori per la stessa del “Premio Inarch 2023” per la più bella architettura della Campania. Un’operazione extra-museale in cui trovano accoglienza anche i progetti artistici di Enzo Palumbo e Gian Maria Tosatti.
“Elegia di Scampia” di Gian Maria Tosatti è un’opera dedicata alla profonda umanità delle persone conosciute nel quartiere durante gli anni napoletani dell’artista. “Tracce di rissa” è il titolo scelto da Enzo Palumbo per un lavoro che trae origine dal “moto del desiderio”, delineando, mediante l’esercizio percettivo, una forma plastica, basata sull’alternanza irregolare/regolare.
“Un modo di estendere- come spiega Maria Pia Incutti, Presidente della Fondazione Plart – e ampliare il senso stesso di museo. Da luogo custode dell’identità a luogo capace di mobilitare e germogliare nuova identità nello spazio sociale. Geolier è figlio di questa terra, megafono dell’amore e delle difficoltà di un quartiere, ma anche di un’intera città, di un Paese. Siamo orgogliosi del suo lancio internazionale attraverso un’importante manifestazione, sempre più attenta al sound giovanile, come il Sanremo diretto da Amadeus”.
“Geolier era uno sconosciuto per gli adulti sino a dieci giorni fa – ha dichiarato Umberto De Gregorio, Presidente EAV – Ente Autonomo Volturno – eppure è cresciuto negli anni come un fenomeno discografico straordinario, secondo solo alla Pausini in Italia (non Campania) su Spotify. Al di là dei gusti e delle libere interpretazioni una cosa è chiara: ci sono due mondi che non comunicano e non si capiscono, i giovani e gli adulti. Oggi lo celebriamo per aver portato la narrazione del suo quartiere, con brani come P Secondigliano, oltre i confini di un quartiere e facendo parlare di Napoli nel mondo”. “Ho sempre pensato a questa istallazione – ha spiegato la giornalista Désirée Klain – come ad un’opera permanente e, allo stesso tempo, l’ho ideata sperando diventasse una sorta di contenitore, capace di accogliere tutte quelle emergenze creative che dalla periferia, fisica e dell’anima, provengono. Geolier è un cantore della mia Secondigliano, quartiere dove sono cresciuta. Mi è sembrato significativo omaggiarlo in una metropolitana, che più di mille iniziative e proclami, ha reso possibile la deghettizzazione di un’area vista sempre come marginale. Il suo successo internazionale rappresenta un riscatto da una realtà, nella quale si vive nella totale mancanza di luoghi di aggregazione, con, soprattutto, la negazione di cinema e teatri. Così facendo le periferie si trasformano in dormitori, dove la scarsità di strutture adeguate, scuole con un orario prolungato, le fanno diventare un terreno fertile per la criminalità organizzata”.