Questo è un accorato appello. Per favore, non chiamatele mai più “morti bianche”. Non lo sono.
E’ un termine che offende, ed offende in particolar modo i familiari e la memoria delle vittime del lavoro.
Queste morti hanno molte cause che devono essere rimosse e portano a ignorare le norme per la sicurezza sul lavoro. Certo non si tratta di incidenti inevitabili o tragiche fatalita’.
Se pensiamo alle famiglie che non vedranno più rincasare il loro caro andato a lavorare, a guadagnare per loro, a produrre benessere per tutti noi, di bianco restano solo le pagine di una vita interrotta, di sentimenti afflitti, di una quotidianità distrutta. Per sempre.
Non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti. Chiamarle bianche è insensato e ipocrita, perché sono morti sporche, disoneste e ingiuste. Di bianco non c’è mai nulla. Hanno sempre e solo il colore del sangue, del raggiro e del dolore .
Per questo chiedo a tutti, a cominciare da chi ha il dovere e la responsabilità di informare, di adottare una terminologia che colori di responsabilità queste morti, purtroppo in costante aumento.
È anche partendo dal linguaggio, dal chiamare le cose con il loro nome, dal reclamare il colore delle responsabilità che si combatte una battaglia per una maggiore sicurezza sul lavoro.
Chiunque voglia aderire a questo appello, invii un’email a:
con nominativo, azienda, qualifica e città.
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze
Adesioni:
– Alex Villarboito, funzionario Fillea Cgil Torino, Vercelli.
– Daniele Ranieri Segretario Circolo Tematico salute e Sicurezza PD Roma
– Stefano Corradino, direttore Articolo21
– Massimo Gibelli, giornalista, Roma
– Maria Meo, Docente Saviano (Na)
– Andrea Coppini, ex metalmeccanico, Rls dal 1997 al 2020, oggi pensionato, ma sempre legato al mondo sulla sicurezza sul lavoro.
– Carlo Verdelli, giornalista, Milano
– Stefano Lamorgese, Report/Rai3, Mondavio PU
– Paolo Ferrario, giornalista Avvenire