Leggi bavaglio in Croazia, i giornalisti scendono in piazza

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Diverse centinaia di persone hanno manifestato a Zagabria davanti al palazzo del governo contro i nuovi emendamenti al Codice penale che criminalizzano la pubblicazione non autorizzata dei contenuti di un’indagine con pene fino a tre anni di reclusione. Secondo i rappresentanti della stampa si tratta di una “legge bavaglio”, o meglio di una “legge dalle cattive intenzioni”, come l’ha soprannominata Hrvoje Zovko, il presidente dell’Associazione dei giornalisti croati (HND), all’origine della manifestazione.

“Nessuno oserà più informare i giornalisti se saprà di poter essere maltrattato dalla giustizia per anni. E così, la prassi già diffusa della corruzione continuerà”, ha detto ieri al megafono Hrvoje Zovko, prima di chiedere al Primo ministro Andrej Plenković di “ritirare l’articolo 307a”, altrimenti – ha promesso – “le manifestazioni continueranno”. Il testo di legge proposto dal governo è attualmente in discussione al Sabor, il parlamento croato.

La modifica del codice penale era stata annunciata dal premier croato già nel febbraio dell’anno scorso, quando Plenković – scottato dall’ennesimo scandalo rivelato dalla stampa e riguardante il suo governo – aveva detto: “modificheremo il Codice di Procedura penale e il Codice penale e situazioni come questa, in cui le informazioni dai nostri archivi sono rese pubbliche in modo incontrollato, deliberato, politico, selettivo e organizzato, causando problemi politici, non accadranno più”.

Da quando è arrivato al potere nel 2016, Plenković ha dovuto sostituire 30 ministri del suo governo, perlopiù a causa di scandali di corruzione rivelati appunto dalla stampa. Proprio per questo, le organizzazioni di categoria temono che dietro alla modifica del Codice penale suggerita dal premier non ci sia la volontà di proteggere gli indagati da pubblicazioni indebite, ma semplicemente quella di mettere a tacere le inchieste sulla corruzione del suo governo.

Clint Eastwood

“Per dirla con Clint Eastwood, non puoi pisciarmi sulla schiena e dirmi che sta piovendo!”, ha affermato ieri Maja Sever, la presidente della Federazione europea dei giornalisti (EFJ) e a capo del Sindacato croato dei giornalisti (SNH). “Andrej Plenković vuole evitare di avere ‘problemi politici’, come ha detto lui stesso nel febbraio 2023”, ha dichiarato Maja Sever, “ma noi non siamo pecore e non è per noi un problema continuare con le manifestazioni!”. A nulla è servito dunque l’intervento in extremis del governo croato che martedì sera aveva cercato di placare l’ira dei giornalisti promettendo di introdurre nel nuovo articolo 307a del Codice penale un’eccezione per i fatti di interesse pubblico. “Chi dovrebbe determinare quali fatti sono di interesse pubblico?”, ha chiesto il giornalista investigativo Drago Hedl, che poi ha aggiunto “E chi definirà chi è giornalista e chi non lo è?».

Per come è stato proposto dal governo, il nuovo reato di divulgazione non autorizzata dei contenuti d’indagine non punirebbe i giornalisti, ma “esclusivamente i partecipanti al procedimento penale”, come “funzionari giudiziari, imputati, avvocati, testimoni, periti giudiziari e così via”, come ha affermato nelle scorse settimane il Primo ministro croato Andrej Plenković.

“Un giornalista è chi si è laureato in giornalismo? O esclusivamente chi è impiegato presso una redazione?”, ha continuato a chiedere Drago Hedl, prima di aggiungere: “Non siamo qui oggi per paura di finire in galera per aver pubblicato informazioni provenienti da un’indagine, siamo qui nell’interesse della professione, del giornalismo come bene pubblico, che lavora nell’interesse della collettività”.

Diritti delle donne in ostaggio

Un altro punto che ha fatto infervorare i giornalisti croati è quello di aver legato l’approvazione del nuovo articolo 307a ad un’altra modifica del Codice penale  e del Codice di procedura penale, che ha invece ricevuto sostegno bipartisan in parlamento. Si tratta dell’introduzione del reato di femminicidio e in generale di un inasprimento delle pene per la violenza di genere e per gli abusi e maltrattamenti a sfondo sessuale.

“Questo è un nuovo record di bassezza. Plenković, ti ricorderemo per questo!”, ha esclamato ieri il presidente dell’HND Hrvoje Zovko, che ha ricordato come l’attuale premier croato sia quello che ha provocato il maggior numero di proteste organizzate dall’HND durante il suo mandato. Anche i deputati di opposizione hanno criticato il governo per aver proposto in un unico pacchetto i due emendamenti. “Potete avere più protezione per le donne vittime di violenza, ma solo se mi proteggete dagli scandali di corruzione”, ha riassunto la deputata Sandra Benčić del partito di opposizione Možemo.

Annata elettorale

Le modifiche al Codice penale arrivano inoltre in un momento molto delicato per la Croazia, alle prese quest’anno con ben tre tornate elettorali. Si voterà a giugno per rinnovare il Parlamento europeo, a settembre per eleggere il parlamento croato e a dicembre per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Andrej Plenković guiderà l’HDZ alla ricerca di un terzo mandato da premier e la pressione sulla stampa, in particolare quella locale sta già aumentando.

Il rischio è che la libertà di stampa venga ridotta in Croazia, in particolare alla luce della recente nomina da parte del governo di un controverso procuratore generale. Si tratta di Ivan Turudić, “che per sette anni ha condotto un procedimento contro il giornalista Dražen Ciglenečki perché nel suo articolo lo aveva paragonato a Vojislav Šešelj, e per il quale […] ha ottenuto un risarcimento di 90mila kune [quasi 12mila euro, nda] per danni morali, dopo aver inizialmente chiesto quasi il doppio”, ha dichiarato ieri Sanja Pavić dell’organizzazione non governativa Gong. Secondo Pavić, in Croazia ci sono attualmente “dei trend regressive preoccupanti per la libertà di parola e per il giornalismo”.
(da www.balcanicaucaso.org)


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