Alice Jill Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, ha chiesto al governo del Regno Unito di bloccare la possibile estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Ne dà notizia il sito internazionale Pressenza, specificando che Edwards ha chiesto alle autorità britanniche di valutare l’appello del cofondatore di Wikileaks “alla luce del timore fondato che, se estradato, sarebbe a rischio di trattamenti equivalenti alla tortura o ad altre forme di maltrattamento o sevizie”.
“Assange soffre di un disturbo depressivo ricorrente e di lunga data. È considerato a rischio di suicidio. Negli Stati Uniti deve rispondere di numerose accuse, anche in base alla legge sullo spionaggio del 1917 per la presunta diffusione illegale di cablogrammi e documenti diplomatici e di altro tipo tramite WikiLeaks. Se estradato, potrebbe essere detenuto in isolamento prolungato in attesa del processo o come prigioniero. In caso di condanna, potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere”, ha dichiarato Edwards.
“Il rischio di essere messo in isolamento prolungato, nonostante il suo precario stato di salute mentale, e di ricevere una condanna potenzialmente sproporzionata, solleva dubbi sulla compatibilità dell’estradizione di mister Assange negli Stati Uniti, con gli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti umani, in particolare ai sensi dell’articolo 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, nonché dei rispettivi articoli 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e della Convenzione europea sui diritti umani”, ha aggiunto la relatrice speciale dell’Onu.
“Le assicurazioni diplomatiche di trattamento umano fornite dal governo degli Stati Uniti non sono una garanzia sufficiente per proteggere Assange da questo rischio -ha sostenuto Edwards- Non sono legalmente vincolanti e hanno una portata limitata”.
Pertanto -ha concluso- “invito il governo del Regno Unito a rivedere attentamente l’ordine di estradizione di mister Assange, al fine di garantire il pieno rispetto del divieto assoluto e inderogabile di consegna alla tortura o ad altre forme di trattamento o di punizione crudeli, inumani o degradanti e a prendere tutte le misure necessarie per salvaguardare la salute fisica e mentale di mister Assange”.
A seguito di anni di battaglie legali, il giornalista australiano deve affrontare 18 capi d’accusa negli Stati Uniti per il suo presunto ruolo nell’ottenere e divulgare illegalmente documenti classificati relativi alla difesa nazionale, comprese prove che rivelano presunti crimini di guerra in Iraq e Afghanistan. Dal 2019 è detenuto nel Regno Unito, dove attualmente si trova nel carcere di massima sicurezza londinese di Belmarsh.
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