Un giornalista dissidente, Igor Lednik, ex militante del partito socialdemocratico bielorusso (Gramada), è morto in carcere nei giorni scorsi in Bielorussia. Aveva 64 anni ed era stato condannato nel 2022 a tre anni di carcere per avere “diffamato”, con un articolo sul giornale del partito socialdemocratico, il presidente Alexander Lukashenko. L’ennesima prova della brutalità di un regime che non tollera alcuna forma di critica. La notizia è stata data oltre che da fonti del partito socialdemocratico bielorusso, anche dalla Ong Viasna. Lednik soffriva di problemi cardiaci e anche per i postumi di un intervento al tratto gastrointestinale, ma le cause della sua morte in carcere non sono ancora chiare, né si conosce il giorno preciso del decesso. Secondo la dissidente in esilio Svetlana Tikhanoskaya, che ha commentato la notizia su Telegram ,“il regime uccide in carcere tutti coloro che vogliono migliorare la situazione nel Paese”. Tra l’altro, circa un mese fa, è morto di polmonite nelle carceri Bielorusse un altro oppositore politico, Vadzim Khrasko, che, secondo molte organizzazioni umanitarie, non ha ricevuto le cure necessarie per guarire. Tikhanoskaya ha scritto che almeno altri 10 detenuti politici sono in condizioni di salute critiche nelle brutali carceri del regime e non ricevono cure.
Secondo Viasna, oggi in Bielorussia ci sono dietro le sbarre oltre 1400 prigionieri politici.
La situazione dei media è ovviamente disastrosa. La Federazione europea dei giornalisti ha più volte denunciato il modo con cui è stata stroncata ogni voce libera e il sindacato dei giornalisti bielorusso si è di fatto ricostituito in esilio in Estonia.
Nel gennaio scorso, gruppi di dissidenti sono stati portati in carcere e interrogati. Si stima che il regime in questo modo arrivi alle elezioni del 2025 senza una opposizione in grado di ostacolarlo e con i media ridotti alla sola propagande politica.
(Tavola di Alekos Prete)