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“Il giornalismo non è un crimine”, a Napoli corteo contro l’estradizione di Julian Assange

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Come in tutto il mondo, l’ora X è arrivata anche a Napoli, la prima metropoli italiana a conferire la cittadinanza a Julian Assange, grazie al comitato Free Assange Napoli. Alla vigilia del processo a Londra contro l’estradizione del caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks in America, dove rischia fino a 175 anni di carcere per il reato di spionaggio, un flash mob alla Rotonda Diaz che grida pace, nonostante l’esagerato dispiegamento delle forze dell’ordine al lontano confine con l’ambasciata americana. “Non è questo il modo di accogliere una manifestazione del genere”, lo dice con sdegno padre Alex Zanotelli, che partecipa al corteo, organizzato dal comitato Free Assange Napoli, portando il cartello di Articolo21.

Intorno la fierezza di esserci, “perché il giornalismo non è un crimine” e Assange, nella città che seppe difendersi da sola nelle storiche “Quattro giornate”, è diventato anche un “partigiano antifascista”, attraverso la tessera conferita, venerdì scorso, dalla sede cittadina dell’Anpi. Intanto sfilano i fantocci di Donald Trump, Mike Pompeo e Re Carlo III, tamburi e bande, tante maschere con il volto del giornalista e in capo al corteo, la scritta Free Julian, ogni lettera gialla è al collo di un attivista.

Di grande impatto visivo un’opera, che rappresenta un missile contornato da soldi, per poi trasformarsi in un fiore, pieno di speranza (dal letame possono nascere fiori, cantava De Andrè). Ci sono bandiere palestinesi, occhi lucidi. E certo fa una certa impressione vedere bambine gioiose fare la ruota al ritmo e balli della strepitosa banda Murga de Los Espositos, con dietro lo scenario di camionette e celerini. Sì, è un corteo pacifico, come lo era sicuramente quello dei manifestanti, che davanti alla sede della Rai di Napoli, hanno cercato di appendere un cartello al cancello d’entrata. Dove sempre di solidarietà parlava… Eppure sono stati caricati come dei criminali e qualche giovane donna se ne è andata  a casa  con la stessa spaccata. Ma questa è un’altra storia o forse la stessa.

“Stare dalla parte di Assange – dice Alex Zanotelli – è stare dalla parte di un giornalismo serio, che rivela la verità rispetto a quello che sta accadendo. Questa è una lotta non solo per lui, ma anche per noi in Italia, dove sulla guerra in Ucraina e in Palestina c’è un’unica narrativa, che non è quella corretta. Noi stiamo dalla parte di Assange e di tutti i giornalisti che hanno pagato con la vita per quello che sta accadendo nel loro paese”. “Quello di Assange è un tema che dovrebbe riguardare tutta l’informazione, anche in Italia – ha spiegato Francesco Romanetti, per Free Assange Napoli – dove assistiamo ad una serie di leggi, di provvedimenti di atteggiamenti, che stanno per comprimere la libertà di stampa, come ad esempio la legge bavaglio. Sono tutti aspetti che ci fanno riflettere sul futuro di questa nazione”.

La città ieri era dalla parte della verità e della giustizia  con a capo Free Assange Napoli – comitato organizzatore del corteo –  Amnesty International Italia, SUGC, Partenope Rete Napoli per la Palestina , Giustizia per Mario Paciolla, Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile, Murga de Los espositos, Centro culturale handala, Ali Friday for future, Uds, Spartak San Gennar, 7 novembre, Rete per il reddito, Napoli monitor, Fanrivista, Gennaro Troia – madonnari napoletani, Comitato Pace, Disarmo Campania, Fanrivista, La Fanzina Generalista, Comitato Resistenza radicale e, infine,  Azione Nonviolenta.


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