La Presidente del consiglio Meloni ha celebrato giustamente il Giorno del Ricordo a Basovizza per omaggiare le migliaia di vittime italiane “infoibate” dagli jugoslavi titini (per gli storici almeno 5 mila trucidati, alcuni parlano di 11 mila, oltre a 300 mila profughi).
Ha anche chiesto coerentemente “Perdono” per il lungo silenzio istituzionale, politico e storiografico che ha cercato di far dimenticare una pagina nera della nostra storia patria tra il 1943 e i primissimi anni del Dopoguerra.
Tranne il programma di Storia diretto e condotto da Paolo Mieli, in onda su RAISTORIA, però, nessun servizio giornalistico ha ricordato che oltre ad innocenti civili furono anche “infoibati” Partigiani italiani che avevano combattuto contro i nazifascisti, membri del Partito comunista, civili favorevoli alla nuova Jugoslavia.
Furono atroci vendette personali e criminalità indotte, indottrinate, dal “liberatore/dittatore” Tito, spalleggiato in quel periodo dal suo epigono russo Stalin.
La Meloni forse non ha letto ancora nessun manuale di storia su questi fatti, complessi e vergognosi?
Cerca, come da sempre fa la Destra italiana, di appropriarsi di una ricorrenza per avvalorare un “riscatto” della sua fazione politica contro la “malvagità comunista”, proprio ora che la sua maggioranza ha conquistato il governo.
Facile operazione, visto che a Sinistra, o quel che resta della Sinistra, c’è una sorta di riluttanza a celebrare questa giornata.
Ci si vergogna ancora per le stragi commesse dai “compagni titini”?
Così come per anni non si è fatto i conti con le “vendette nel Triangolo rosso” perpetrate da ex Partigiani e ben documentate da quello spirito libero di Giampaolo Pansa?
Eppure già nel 1969, una grande cantautore, Sergio Endrigo, profugo istriano/dalmata, “intellettuale organico” al PCI, presentò una struggente e poetica canzone, “1947”, che ricordava il dramma degli esuli di Pola, nella popolarissima trasmissione TV “Canzonissima”.
Silenzio assoluto di stampa e intellettuali.
Certo, a Destra resiste una ritrosia e una volontà di “cancellazione storica”, una sorta di furbo Negazionismo, circa le stragi nazifasciste contro migliaia di civili italiani, oltre al genocidio ebraico della Shoah.
Per la prima volta, tra l’altro, quest’anno si è cercato di interferire sulla gestione del Musei storico della Resistenza e della Shoah di via Tasso, in occasione del rinnovo del Cda.
E mentre non si decide su nuovi finanziamenti, ecco che si trovano i soldi per aprire una “Casa del Ricordo delle Foibe” a Roma. E poi si organizza un “Treno del Ricordo” come per compensare quello esistente al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, da cui partirono i Convogli piombati con gli ebrei italiani verso Auschwitz.
Un “Parallelismo” revisionista che divide ancora di più.
Cara Meloni, sei la mia Presidente del consiglio, ti rispetto e a volte condivido alcune tue scelte in questa fase difficilissima per l’Italia e l’Europa, ma una figura istituzionale deve, deve obbligatoriamente, rispettare tutte opinioni degli italiani e rappresentarli “superpartes”. Specie nelle celebrazioni ufficiali.
Quando andrai a omaggiare un campo di concentramento, magari ad Auschwitz, Fossoli, Risiera di San Saba?
Chiederai “perdono” anche lì per la complicità del regime fascista di Mussolini e delle vergognose Leggi razziali?
Quando porterai una corona di fiori alle Fosse Ardeatine, tu romana e abitante della limitrofa Garbatella, che insieme alla vicinissima Montagnola fu teatro della lotta armata resistenziale dopo l’8 Settembre del 43?
Quanto ti costerebbe compiere una passeggiata di 2 km dalla tua casa materna fino all’Appia Antica, e inchinarti sul sacello delle 335 vittime trucidate dai nazisti di Kappler e Priebke, complici le autorità fasciste romane?
Solo quattro passi per chiudere la pagina di diffidenza che ancora pervade la società italiana verso la tua storia politica e culturale e quella del tuo paetito, e arrivare ad una vera pacificazione, che tanto agognate ma per la quale non compiete mai i primi passi.