Roberto Scarpinato è un fiume in piena. “Ho cambiato ruolo ma non son cambiato io” ci tiene a sottolineare, commentando il passaggio da magistrato a senatore del M5S. “Io ho giurato sulla Costituzione: è il mio programma politico e andrebbe attuata perché in essa c’è già tutto” aggiunge. Si parla della legge Bavaglio, delle conseguenze che avrebbe, qualora dovesse essere approvata, sul diritto della cittadinanza a essere informata e sulla mancanza di un’opposizione all’altezza. Non è tipo da discussioni fumose sul campo progressista, Scarpinato: la sua alleanza è sempre stata con le persone, sulla base di precisi ideali e valori. Non a caso, ricorda le battaglie contro la collusione fra mafia e colletti bianchi e i movimenti che la animarono e ci tiene a sottolineare il concetto di sovranità popolare, oggi di fatto inesistente, mettendo in risalto la necessità di opporsi al premierato meloniano e di restituire agli italiani il diritto di scegliersi i propri rappresentanti. Con meno di questo, a suo dire, la democrazia, già fiaccata dal sistema elettorale maggioritario, introdotto al crepuscolo della Prima Repubblica, e da quasi vent’anni di leggi elettorali dichiarate incostituzionali dalla Consulta o, comunque, orrende come quella attuale, rischia di saltare. E il quadro politico internazionale non lascia presagire nulla di buono.
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