“Il racconto della guerra non può dipendere dalla collocazione internazionale del Paese”, lo ribadiscono in un comunicato il Cdr Approfondimento e Cdr Rainews 24.
“La Rai che vogliamo ha solo due padroni. I cittadini italiani, tutti. E coloro che ci lavorano: professionisti, tecnici, giornalisti e autori dalla cui competenza, creatività, curiosità nasce il servizio pubblico radiotelevisivo. La Rai che sogniamo non risponde ai diktat dei governi, né quello italiano né tantomeno governi stranieri. Non è proprietà dei suoi alti dirigenti, né di ministri o partiti politici. Non accetta reprimende, censure, tirate di orecchie. Non toglie la parola a nessuno, ma la offre a chi è senza voce. Non teme i conflitti e gli scontri, ma li racconta e li rappresenta, favorendo il dialogo tra diverse idee. La Rai che desideriamo non ha bisogno di essere difesa da un cordone di polizia in tenuta antisommossa. Apre invece le porte a tutte e tutti, ascolta, perché è permeabile a ciò che si muove nella società. Davanti alle sedi della Rai non dovrebbero esserci scontri, ma solo incontri. – si legge nel comunicato – L’informazione della Rai che vogliamo è fatta dai suoi giornalisti, professionisti liberi e indipendenti, che rispondono solo ai telespettatori. Non si fa dettare veline dalla politica e dal governo. Neppure dall’editore, che nelle aziende editoriali non può mai decidere sui contenuti. Non prende posizione, persegue il diritto alla verità, non nasconde ciò che il potere vorrebbe celare, stimola il dibattito fornendo strumenti di conoscenza della realtà. Siamo sconcertati dal clima di questi giorni. ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero’, dice la Costituzione. Questo significa che non ci sono parole vietate, ma solo parole sulle quali ognuno ha diritto di dire la sua. E questo vale anche per la guerra. Il racconto della guerra non può essere dettato dalla collocazione internazionale del nostro Paese. Per questo chiediamo a tutti coloro che ritengono di poter decidere cosa ha diritto di parola nella Rai, di rinunciare alle proprie pretese. Siamo pronti a difendere la nostra autonomia e indipendenza a ogni costo”.