L’ultima sede aperta dall’associazione “Avvocato di strada“, in ordine di tempo, è quella di Latina, città piena di contraddizioni, satellite di Roma e con un numero straordinario di senza tetto o di persone semplicemente dimenticate, rimaste, un giorno, senza diritti nell’indifferenza generale. L’esperienza degli avvocati di strada nasce però oltre venti anni fa, a dicembre del 2000 a Bologna e l’associazione viene costituita formalmente nel 2007 con l’obiettivo fondamentale di occuparsi della tutela giuridica gratuita ed organizzata per tutte le persone senza dimora ovvero per chi vive in strada, in stazione e nei dormitori. Ad oggi sono stati aperti 60 sportelli in altrettante città italiane, le più grandi, con oltre mille volontari e 44.000 pratiche aperte. Avvocato di strada è oggi diventato lo studio legale più grande d’Italia e quello che fattura meno, praticamente niente. Per la sua attività ha ricevuto, tra gli altri, il Premio Nazionale del Volontariato Fivol (Roma 2001), un riconoscimento del Presidente della Repubblica (2007), il Premio cittadino Europeo (Bruxelles 2013). A spiegare nei dettagli e con grande passione qual è l’obiettivo e quali sono i risultati fin qui raggiunti ci pensa il libro di Antonio Mumolo e Giuseppe Baldessarro “Non esistono cause perse. Gli avvocati di strada“, nel quale si parla degli invisibili protagonisti della povertà contemporanea e della mission dell’associazione. La prefazione di questo libro è firmata dal Cardinal Matteo Maria Zuppi, Presidente della Cei.
“La prima cosa che viene in mente quando si vede un ‘barbone’ dormire per strada è che si tratta di una causa persa. Lo pensiamo, anche se a volte non lo confessiamo nemmeno a noi stessi. – si sottolinea nella presentazione editoriale del libro – Nel linguaggio comune e nell’immaginario collettivo la “causa persa” indica un problema impossibile da risolvere o una persona che non si rialzerà. Nel linguaggio giuridico vuole anche dire lottare contro i mulini a vento ovvero proporre una causa quando si sa che la sentenza sarà molto probabilmente negativa. Per noi non esistono persone che non si possono aiutare e non esistono giudizi che non si possono affrontare, anche in situazioni molto complicate, perché c’è sempre la possibilità di ottenere sentenze innovative. Così come è sempre possibile provare a costruire un mondo migliore, più giusto. Per noi non esistono cause perse…”.