Alla Camera dei Deputati è ripresa la discussione delle mozioni sulla tutela della professione giornalistica e la libertà dell’informazione in Italia. Dopo settimane di proteste contro il nuovo bavaglio della legge scaturita dal’emendamento Costa, che a breve dovrà essere applicato, dopo l’allarme per una deriva antidemocratica circa l’agibilità dell’informazione in Italia da parte di diversi osservatori indipendenti, il Parlamento è in qualche modo obbligato ad affrontare il nodo informazione, sia in relazione alla possibilità reale di pubblicare notizie sia circa la governance Rai. Le mozioni sono sei, le ultime quattro sono state presentate oggi, una a firma della maggioranza, le altre a firma di Azione, Italia Viva e Partito Democratico. Se tutte hanno la medesima premessa di voler garantire il diritto dei cittadini ad essere informati e la libertà dei giornalisti, molto diverse sono le declinazioni. Per esempio una delle mozioni chiede di vigilare sull’applicazione dell’emendamento Costa, ossia la norma contestata che ha costretto la Camera ad affrontare il problema.
Passaggi significativi è utili sono contenuti nella mozione di Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti che chiede di impegnare il Governo ad adottare iniziative normative volte a riformare la disciplina della diffamazione, in linea con i pronunciamenti della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo, in base alle quali la previsione della pena detentiva non è compatibile con l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, se non in casi di eccezionale gravità: si chiede altresì l’impegno dell’esecutivo ad intervenire sulla protezione delle fonti giornalistiche, facendo in modo che il diritto dei giornalisti al silenzio sulle loro fonti non sia considerato un mero privilegio concesso o revocato sulla base della liceità o illegittimità della provenienza delle informazioni, ma un autentico attributo del diritto all’informazione.
Nella mozione a firma Orrico, Caso, Carotenuto, Amato, Francesco Silvestri, Alfonso Colucci, Alifano, Auriemma, Penza, D’Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Scutellà, Bruno, Scerra chiede che il Governo si impegni “ad assumere iniziative normative, con il primo provvedimento utile, per scongiurare, nel caso di azione per presunta diffamazione commessa con il mezzo della stampa o con gli altri prodotti editoriali registrati, eventuali azioni pretestuose, ponendo a carico dell’attore, che abbia agito in giudizio civile ai fini risarcitori con mala fede o colpa grave, il pagamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende determinata in via equitativa non inferiore ad un quarto di quella oggetto della domanda risarcitoria, nonché a prevedere la condanna al pagamento di una pena pecuniaria adeguata in caso di querele temerarie e pretestuose per il delitto di diffamazione”.
Ma c’è anche la mozione di Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni, che chiede, tra l’altro di ” garantire, attraverso iniziative normative di rango primario, la modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei principi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione, integrale o per estratto, del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (UE) 2016/343, come già previsto nella delega di cui all’articolo 4, comma 3, della legge di delegazione europea 2022/2023″.
A seguire tutte le mozioni in discussioni nel loro testo integrale