“Ecco il vero piano industriale dei vertici della Rai, completare la spartizione politica dell’Azienda con nomine improponibili come la terza condirezione della Tgr e l’aumento delle vicedirezioni della testata regionale. Contrariamente a quanto pensa la Presidente del Consiglio, in Rai non c’è nessun riequilibrio da fare e il governo dovrebbe astenersi da condizionamenti sul Servizio Pubblico, mentre le nomine di oggi mostrano con palese evidenza che i partiti, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, continuano solo a occupare la Rai”. Lo scrivono in una nota l’Esecutivo Usigrai e il Coordinamento dei Cdr della Tgr.
“I nuovi incarichi che portano a nove i componenti la squadra di Direzione della Tgr saranno inoltre pagati profumatamente per 18 mesi quando si sa già che fra meno di un anno tutti dovranno per contratto rimettere il mandato. Uno schiaffo alle redazioni che mettono in onda Tg e Gr regionali con le risorse ridotte all’osso, e a tutti i dipendenti che subiscono queste decisioni mentre l’azienda è gravata da una preoccupante esposizione debitoria.
All’amministratore delegato e al Direttore generale della Rai, che ci hanno presentato un piano industriale con il quale dicono di voler ridurre il debito dell’Azienda, avevamo detto che nomine come quelle di oggi erano inaccettabili di fronte ad una situazione finanziaria preoccupante, al taglio del canone e a risultati negli ascolti che avrebbero inciso negativamente anche sulle entrate della Pubblicità.
E invece ecco che con il nuovo anno arrivano nuove nomine che non hanno alcuna ragione industriale e di prodotto mentre si annunciano lenzuolate di promozioni sulle quali invitiamo le redazioni a vigilare che rispondano alle reali necessità dell’organizzazione del Lavoro.
Restano al palo invece le richieste dell’Usigrai: per i precari della Fase 2 che attendono il riconoscimento dei loro diritti; per una selezione pubblica che risponda all’esigenza di rinnovamento di un’azienda che deve affrontare le sfide del futuro e la copertura dei crescenti vuoti di organico nelle testate nazionali ed in quelle regionali (nel rispetto degli accordi firmati e da mesi ormai disattesi).
Dalla commissione di Vigilanza e da tutti i livelli istituzionali da cui dipende il futuro della Rai ci aspettiamo una presa di posizione contro scelte che ancora una volta non rispondono alle reali esigenze dell’azienda ma solo ad una spartizione politica che mina la libertà e l’autonomia dell’azienda di servizio pubblico e contrasta con le norme europee su media e informazione”.