Ma la missione affidata a qualche direttore di giornale – televisivo, stampato o radiofonico – è abbattere Chiara Ferragni e dare un buffetto ai nostalgici irregimentati e protesi nel saluto romano? Questo è parso da come sono state fatte alcune impaginazioni nelle edizioni di ieri dove nella graduatoria delle notizie il caso Ferragni-Balocco ha avuto precedenza e molta più rilevanza dell’adunata fascista di Acca Larentia.
Quale sarà la ragione principale? L’odio personale della Meloni o l’impudente dichiarazione del presidente del Senato secondo il quale il saluto romano non sarebbe apologia del fascismo? Basterebbe che Ignazio Benito Maria rileggesse con attenzione l’articolo 1 della legge Scelba (sì, proprio il fiero democristiano anticomunista) del 1952.
Evidentemente non lo farà non solo perché non gli interessa come Presidente del Senato, nonostante il giuramento sulla Costituzione, ma neppure come dirigente di Fratelli d’Italia, partito in nome del quale si è dissociato dalla manifestazione fascista del 7 gennaio. Si badi bene, lo ha fatto da dirigente di partito, mentre si è guardato bene dal condannarla da seconda carica dello Stato nato dalla Resistenza e dalla lotta al nazifascismo. E con lui tutto il governo, dalla presidente in giù.
Ma allora, da chi siamo governati? Quale rappresentanza del popolo possono avere, se non della parte che li ha eletti e a cui fanno riferimento? Questo è il rispetto per le istituzioni ‘sacrali’ e per il prezzo pagato dal popolo italiano ai crimini fascisti? Non provano vergogna?
Vedremo cosa diranno domani, nel centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, delitto del quale, nonostante gli stupidi tentativi di deresponsabilizzarlo scaricando la colpa su sgherri non controllati da lui, Mussolini se ne assunse la responsabilità politica parlando alla Camera.
Sarà l’occasione per un’ulteriore verifica della fiera determinazione della destra-destra di non definire mai l’Italia antifascista, anzi. Se passa indisturbata l’adunata di Acca Larentia come se si fosse trattata di una riunione poco più che folclorica, quale sarà il prossimo tentativo per tentare di legalizzare il fascismo, possibilmente facendolo rinascere con altro nome?
Cercheranno di declassare tutte le altre forme di apologia, dai busti del duce, ai fasci littori, fino all’Eja Ejia Alal à” coniato da D’Annunzio e fatto proprio dai militanti fascisti?
Quando è che cominceremo a preoccuparcene sul serio, invece di continuare a parlarne come se fosse un’escrescenza, un’acne giovanile facilmente controllabile? E chi dovrebbe farlo? Chi, occupando posti di grande potere, pervicacemente si rifiuta di definirsi antifascista e comunque si coccola e custodisce gelosamente tutti i saluti romani e i ‘Presente!’ come base elettorale?
La vigilanza antifascista si sta rivelando giorno dopo giorno sempre più necessaria e la si può e la si deve organizzare intorno all’insostituibile, ormai si può definire profetico, dettato della Carta Costituzionale.
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