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Quando la Memoria della Shoah scompare nel Caos di Gaza

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Dal 2001 celebriamo la Giornata della Memoria, istituita da una legge del 2000 fortemente voluta da Furio Colombo. Una legge che non solo indica tra i perseguitati i 6 milioni di ebrei morti nei lager nazisti, ma anche tutti coloro, altri 6 milioni circa, che furono sterminati per la loro etnia (oltre 3 milioni di russi, ndr), i loro comportamenti sessuali, la loro lotta antinazifascista.

Si trattò di un genocidio organizzato nei minimi particolari e con scientifica determinazione mai visto prima nella storia dell’umanità. Eccezion fatta per lo sterminio di 1,5 milioni di cristiani Armeni su 2 milioni, tra il 1915/18, ad opera del nuovo regime repubblicano turco guidato da Ataturk, del quale però ancora oggi con Erdogan è vietato parlare, pena il carcere o l’esilio.

Questo genocidio, commemorato ogni 24 aprile come Medz Yeghern, il “grande crimine”, fu portato alla luce solo verso la fine degli anni Sessanta nel Novecento e forte è tuttora il movimento storico e politico che ne propugna il Negazionismo (solo 30 stati democratici riconoscono questa tragedia tra i quali l’Italia e dal 2019 gli Stati Uniti con la presidenza Biden, ndr). Fu in realtà la prova generale di sterminio razziale, come ammise Hitler, che lo prese ad esempio per la “Soluzione finale” degli ebrei, anche grazie alle “marce della morte” nel deserto e alla partecipazione di battaglioni prussiani, allora alleati dei Turchi.

Ma oggi il significato profondo e storico del Giorno della Memoria rischia di venire stravolto e scomparire nel Caos ideologico provocato dalla guerra tra Israele e i palestinesi di Hamas nella Striscia di Gaza.

La risposta armata dura e “vendicativa” israeliana da parte del governo reazionario di Netanyahu alle stragi del 7 ottobre, compiute dai terroristi di Hamas, con il corollario dei rapimenti dei civili, sta capovolgendo il giudizio dell’opinione pubblica mondiale, soprattutto quella progressista, un tempo più sensibile alle ragioni ebraiche. Ecco così le accuse di genocidio contro Israele e l’assimilazione della lotta terroristica di Hamas, sunniti armati dagli sciti iraniani, a quella del popolo palestinese che soprattutto in Cisgiordania si batte pacificamente per il riconoscimento dell’accordo di Oslo e dei due stati per due popoli nello stesso territorio. Una forzatura lessicale, antistorica, seppure generata dagli orrori dovuti alle migliaia di morti civili palestinesi a Gaza e alla distruzione di case, scuole, ospedali, che in realtà nasconde un crescente antisemitismo, finora celato dall’antisionismo politico, che pervade le pubbliche opinioni di destra e di sinistra in Europa e in America.

Insomma, siamo immersi nel Caos semantico, culturale, politico e ideologico.

Il termine arabo di Caos è Fauda. E proprio questo è il titolo di una serie televisiva di grande pregio artistico, pluripremiata, e di significato profetico, ideata, sceneggiata e prodotta in Israele, le cui prime 4 serie di 12 puntate ciascuna vengono messe in onda su Netflix. L’idea è venuta ad un ex-agente dei gruppi speciali israeliani Lior Raz, anche produttore e protagonista. Alcuni degli attori principali sono impegnati come riservisti nella guerra a Gaza. Uno dei co-produttori è morto in battaglia. La quinta serie programmata e in fase di realizzazione è stata sospesa.

Fauda, nata nel 2015, con crudezza e realismo impressionante, senza fare sconti né ai palestinesi né agli israeliani, documenta la vita di due popoli dura, violenta, sanguinaria, vendicativa, dove i torti e le ragioni spesso si confondono, si accavallano. Dove a volte si parteggia per gli uni e per gli altri fronti contrapposti, si condividono le tragedie personali. Dove gli arabo-israeliani si infiltrano tra i palestinesi e così fanno anche i “martiri palestinesi”. Dove quelli di Hamas, sunniti, che controllano dispoticamente Gaza, odiano come traditori quelli di Al Fatah, l’Autorità palestinese che governa la Cisgiordania. I due gruppi palestinesi si fanno una guerra fratricida per avere la supremazia sulle due regioni a Nord e a Sud di Israele. Le squadre speciali israeliane e i servizi segreti spesso collaborano con gli organi di polizia di Al Fatah, per sventare operazioni terroristiche di Hamas e degli Hezbollah sciiti, che controllano ampie zone del Libano al Sud e ad Est verso i confini della Siria.

Vedere Fauda è come studiare un compendio di geopolitica. Aiuta a comprendere cosa sta succedendo nei territori martoriati di Palestina e Israele più di tanti editoriali. Anche se la squadra speciale israeliana, che spesso si esprime in arabo-palestinese, esce vincitrice alla fine degli episodi, la loro vittoria lascia sempre l’amaro in bocca, sa di tragedia greca, di fatale destino sanguinario senza una via d’uscita. La pace tra i due popoli resta sempre lontana, i lutti spesso servono per rinfocolare l’odio atavico, e i protagonisti vivono un angoscioso presente e un futuro personale e familiare straziante.

Ora, a quasi 80 anni da quel 27 gennaio del 1945, quando le truppe sovietiche abbatterono i cancelli del lager di Auschwitz (nel 2005 anche l’ONU votò la delibera per la Giornata della Memoria, sulla scia dell’Italia, ndr), e mentre imperversa una “guerra a pezzi e per procura” in Medio Oriente, gli ebrei di Israele vengono dunque a loro volta accusati di “genocidio”, in pratica accomunati ai loro carnefici nazisti, sono sul banco degli imputati al Tribunale del’Aja. Scompare dalla vulgata popolare il termine “terrorista” definito. ufficialmente per Hamas dall’UE e da molti Stati dell’ONU

Ad accusare Israele sono i legali del Sud Africa, che per secoli fu il più dispotico stato razziale inglese-boero, conclusosi con l’istituzionalizzazione dell’Apartheid e le stragi dei neri Zulu e Swazi. Dietro a questa nuova sembianza di difesa dei diritti civili, però, si nasconde una guerra commerciale tra i due paesi. Il Sud Africa sta scalzando sui mercati europei le esportazioni agroalimentari di Israele e facendo subentrare gli Indiani sul mercato della lavorazione e commercializzazione dei diamanti e di altre pietre preziose, da secoli appannaggio degli ebrei in Europa e negli Stati Uniti.

Ma anche sui mercati finanziari, sudafricani e Indiani stanno cercando di abbattere il predominio ebraico, attraverso gli accordi in seno ai Brics (i 5 paesi che oggi fanno la “concorrenza” al G7, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e appunto il Sud Africa). Ancora però i Brics non sono arrivati al livello predominante della finanza degli stati autocratici dell’Arabia del Sud, degli emirati, ma certo questa guerra è un’occasione storica irripetibile per allacciare rapporti “incestuosi” di influenza e di supremazia contro i paesi del G7 dell’UE.

Il Tribunale dell’Aja, comunque, non è riconosciuto da Stati Uniti, Russia e Cina, i 3 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Quanti stermini hanno compiuto questi 3 paesi dal Secondo Dopoguerra in poi? Spesso le opinioni pubbliche hanno dimostrato contro i loro crimini, ma senza nessun risultato. Sono e saranno ancora immuni da qualsiasi giudizio penale internazionale.

In Ucraina, la superpotenza russa, guidata dal dittatore sanguinario Putin, sta attuando una guerra di sterminio del popolo civile, distruggendo anche abitazioni, scuole, ospedali, fabbriche e mettendo a rischio la più grande centrale atomica d’Europa. Ci sono, nonostante le censure, centinaia di migliaia di morti dall’una e dall’altra parte. Già all’epoca dell’Unione sovietica, Stalin dal 1932 al 1933 condusse una vendicativa lotta contro la Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina, affamando i contadini e sterminandone 6 milioni. Ancora oggi in Ucraina il 23 Novembre si commemora l’Holodomor.

Ma la Russia non potrà mai essere incolpata per il genocidio odierno in Ucraina dal Tribunale dell’Aja. La stessa Russia che flirta con i terroristi di Hamas e quelli yemeniti Houthi, sciiti, armati dall’Iran, che dal 2004 stanno sostenendo una guerriglia fratricida con gli yemeniti del Nord, trucidando decine di migliaia di civili, moltissimi i bambini, e usando alcune migliaia di ragazzini come soldati. E che ora si erge da capofila nelle accuse di genocidio verso Israele.

Grande è la Fauda, il Caos, sotto i cieli grigi di questa parte del mondo dall’Europa al Medio Oriente. Sempre più spesso squarciati dalle fiamme e dagli echi non troppo lontani di guerre a pezzi. Mentre le opinioni pubbliche occidentali sembrano aver dimenticato la Memoria e annebbiato le coscienze. E cresce esponenzialmente l’antisemitismo.

Per ora, il Tribunale dell’Aja ha ordinato ad Israele di “prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza e provvedimenti immediati per consentire aiuti umanitari e beni di prima necessità alla Striscia di Gaza”. La risposta del governo di Tel Aviv al momento è che si andrà ad una tregua di almeno un mese con lo scambio di prigionieri palestinesi per far tornare gli ostaggi israeliani in patria.

Ma per Hamas “non c’è differenza tra uomini, donne, anziani e bambini israeliani. Tutti sono obiettivi legittimi per essere colpiti o prigionieri di guerra”, secondo le indicazioni del loro Consiglio della Shura, la guida politico-religiosa.

Chi inneggia al genocidio allora?

 


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