Anche Articolo 21 ha partecipato al presidio tenutosi davanti all’ambasciata di Ungheria in via Malpighi a Roma per protestare contro la detenzione di Ilaria Salis, l’insegnante milanese di 39 anni, in carcere da febbraio 2023, accusata di aver ferito con altri imputati due neonazisti, risultati guaribili in pochi giorni e che non hanno sporto neanche denuncia.
La donna è comparsa in un’aula del tribunale di Budapest ammanettata con catene ai piedi e con una sorta di guinzaglio: rischia più di 20 anni di carcere e si è dichiarata innocente. Immagini diffuse dal Tg3 che ha inviato una giornalista nella capitale magiara per seguire l’udienza. Proprio quelle catene hanno scosso dal torpore anche i nostri esponenti politici. Convocato alla Farnesina l’ambasciatore ungherese mentre quello italiano a Budapest farà una nota di protesta. Anche il ministro della giustizia Nordio si è detto scosso dalle immagini promettendo di attivare i canali diplomatici.
“Domani (martedì 30 gennaio) vedrò l’ambasciatore italiano in Ungheria, finalmente tra un party e l’altro ha trovato l’occasione per incontrarci”: così ha dichiarato all’agenzia di stampa ANSA Roberto Salis, padre di Ilaria. “È dal primo ottobre che sto gridando questa storia – ha aggiunto – vox clamantis in deserto, spero che qualcuno esca fuori dall’oasi e si accorga di chi sta nel deserto”.
La mobilitazione è servita dunque a smuovere l’acquitrino politico che circonda il governo Orban anche in Italia dove vanta estimatori.