BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Non siamo tutti Bandecchi, chiesto il deferimento al Consiglio disciplina

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Le Commissioni Pari Opportunità della Fnsi, dell’Usigrai, dell’Ordine nazionale dei giornalisti e l’associazione Giulia Giornaliste hanno inviato all’Ordine dei giornalisti del Lazio una formale richiesta di deferimento di Stefano Bandecchi al competente Consiglio di Disciplina.

«In particolare – spiega una nota delle Cpo – nella lettera si chiede che nei confronti di Bandecchi, in quanto iscritto all’Ordine dei giornalisti, si apra un procedimento disciplinare per accertare le sue responsabilità. Il caso è noto: il 22 gennaio scorso, in qualità di sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, iscritto all’Albo dei pubblicisti del Lazio, ha proferito parole gravemente offensive e volgari in risposta a una consigliera comunale che gli contestava quanto sostenuto in un’intervista recente piena di volgarità contro le donne».

“So che tutti gli italiani maschi mi hanno capito, almeno quelli normali ovvero sani di mente. E tutte le femmine normali mi hanno capito”, sono state le parole di Bandecchi, in pieno consiglio comunale. “Detto questo, è vero che l’Italia è piena di imbecilli e io capisco che per qualcuno sia un problema capire le mie parole che rivendico tutte, una per una”, proseguiva poi il primo cittadino di Terni sostenendo ancora che “un uomo normale guarda il bel c… di una donna e forse ci prova anche. Poi se ci riesce, se la tr..ba anche. Se poi non ci riesce, invece torna a casa. Ora, offendetevi quanto ca… volete, ma questa è la mia idea”.

«Al netto della carica di sindaco, Bandecchi appartiene all’Ordine dei giornalisti. Una condizione che richiede – a lui come a tutti gli iscritti – di esercitare sempre quel decoro e quella continenza, cui è certamente venuto meno», rimarcano le Cpo di Fnsi, Usigrai e Ordine e Giulia Giornaliste, che «valutano che si tratti di un comportamento inammissibile, sessista, becero, omofobo, peraltro già sanzionato in passato, che viola i valori alla base della professione e lo stesso Manifesto di Venezia, oltre che l’articolo 5 bis del Testo Unico».


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