Il giornalista che non può leggere, studiare e scrivere di un dispositivo cautelare è privato della possibilità di svolgere un servizio pubblico.
Perché? Perché raccontare di reati come maltrattamenti e violenze di genere è anche, soprattutto, accendere un faro rispetto ad una realtà in cui le donne vittime, in certe circostanze, sono state accusate persino di essere il fattore “scatenante” della violenza stessa di cui sono vittime. Il silenzio sui maltrattamenti contro le donne che la legge bavaglio impone distrugge il concetto di opinione pubblica e rimette nell’angolo oscuro molte donne. Non poter raccontare in qualche modo fa sentire più sole, indebolendo magari il coraggio di altre persone che vogliono denunciare soprusi e violenze fisiche oltre che psicologiche.
L’articolo 21 della Costituzione sancisce che la libertà di stampa rappresenta una condizione imprescindibile di democrazia e libertà; in questo caso anche di garanzia e tutela di chi non ha voce.
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