L’attacco alla libertà di informazione ha conosciuto oggi una nuova tappa. In Commissione Giustizia del Senato. Si votava il parere della stessa ( per le parti di propria competenza) sulla legge di delegazione europea, che nell’articolo 4 contiene il famigerato emendamento Costa approvato a Montecitorio, che oscura la possibilità di pubblicare notizie di interesse pubblico relative ai procedimenti giudiziari. Il parere proposto dal relatore ( Rastrelli di FDI) era ovviamente positivo. I 5 Stelle avevano presentato un parere alternativo, che però – una volta approvato quello di maggioranza – sarebbe stato precluso al voto.
Noi siamo intervenuti criticando duramente testo ( del parere) e contesto.
Abbiamo sostenuto l’impegno di FNSI, Articolo 21, Usigrai e tante altre associazioni che difendono il diritto-dovere di informare e il diritto alla libertà di informazione per i cittadini. Abbiamo sostenuto come la Direttiva Europea non contenga soltanto la tutela del principio della presunzione di innocenza, a suo tempo recepita dal Parlamento italiano. No: contiene anche la difesa di un altro principio, quello della tutela della libertà di informazione, che questa legge di delega colpisce con cinismo, mascherato da un garantismo á là carte, praticato non per i poveri cristi, non per i cittadini semplici, ma solo per gli esponenti dell’establishment politico, economico, finanziario, dei “colletti bianchi”. Appena uno di questi esponenti viene in qualsiasi modo coinvolto, scatta come un riflesso pavloviano. Ma il vero garantismo è una cosa seria, nobile, che anche questa destra ( come quella berlusconiana per quasi trent’anni ) evidentemente conosce e pratica poco. Abbiamo anche sottolineato il contesto di questo testo: Presidente del Consiglio che attacca un quotidiano come Repubblica; ambienti a lei vicini ed esponenti di governo e maggioranza che vorrebbero colpire il giornalismo d’inchiesta e trasmissioni come Report; attacchi alla riservatezza delle fonti…..E ancora fastidio per ogni forma di controllo democratico. Non soltanto l’informazione, ma anche la magistratura e la sua indipendenza, i controlli concomitanti nel PNRR e negli appalti e via allentando i presidi di lotta alla corruzione ( e quindi alle mafie) come l’abuso d’ufficio e il traffico di influenze.
Naturalmente questi argomenti non hanno cambiato l’esito del voto favorevole al parere di maggioranza ( cui si è aggiunto, come da copione, quello del senatore Scalfarotto per Italia Viva).
Ma la battaglia continua, dentro il Parlamento. Ora si sposta nella Commissione Affari Europei, che voterà il testo per poi mandarlo in aula. In Commissione c’è già un emendamento soppressivo del PD ( a prima firma Filippo Sensi).
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