Il consenso trasversale che si è registrato per il messaggio di fine anno, colto, appassionato, profondo, del Presidente Mattarella mi ha indotto un cattivo pensiero: quanti cattolici ascoltano contriti le sollecitazioni evangeliche dei loro parroci, o addirittura di Papa Francesco, per poi continuare a non tenerne conto? Razzolano male, tanto poi c’è sempre la possibilità della salvifica confessione.
Quanti uomini politici hanno ancora una volta omaggiato il Presidente Mattarella per poi sezionarne il discorso e portare acqua al proprio mulino? Consenso generale, ma sottolineature solo di alcune parti, ignorandone altre.
Tra queste ultime ne segnalo due perché riguardano direttamente quello che il governo Meloni e la sua maggioranza non solo mostrano di non tenerne conto, ma cercano di opporvisi. Entrambe si fondano sul dettato della Carta Costituzionale. Mattarella ha detto: “Quando la nostra Costituzione parla di diritti, usa la parola ‘riconoscere’. Significa che i diritti umani sono nati prima dello Stato. Ma, anche, che una democrazia si nutre, prima di tutto, della capacità di ascoltare. Occorre coraggio per ascoltare. E vedere – senza filtri – situazioni spesso ignorate che ci pongono di fronte a una realtà a volte difficile da accettare e affrontare”. Diritti umani prima delle leggi, diritti che vanno rispettati senza guardare a carte d’identità, passaporti, portafogli. Vale a dire, emarginati e profughi da non rinchiudere in ghetti di vario tipo.
Seconda affermazione: “(…) la democrazia è fatta di esercizio di libertà. Libertà che quanti esercitano pubbliche funzioni – a tutti i livelli – sono chiamati a garantire. Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.
Il concetto è chiaro, o va illustrato a chi tenta di ridurre gli spazi di democrazia, limitazioni che cercano di colpire anche il diritto-dovere di informare ed essere informati come sancito dall’Articolo 21 della Costituzione, o dalle querele temerarie, così come da vari tentativi di imbavagliare le varie forme di libertà d’espressione e di critica che hanno indotto interventi preoccupati e allarmati da parte di organismi europei?
Su questo sito sono state chiarissime le parole della professoressa Castellaneta e della dottoressa Silvia Albano, segretaria nazionale di Magistratura Democratica sulla pericolosità dell’emendamento Costa relativo ai gravi limiti da imporre alla cronaca giudiziaria. Pericoli non solo per i cittadini che devono sapere, ma anche, addirittura, per gli stessi imputati, checché ne dica la presidente del Consiglio che nel corso della conferenza di fine anno tenuta stamane ha tentato di scaricarne su Costa e sul Parlamento la responsabilità politica, salvo poi dimostrarne la legittimità. Battaglia, quindi, che va condotta, non tanto a tutela del lavoro giornalistico, quanto, e soprattutto, a tutela della conoscenza, contro il rischio di nascondere, rinchiudere in stanze riservate, provvedimenti che riguardino soprattutto ceti privilegiati, potenti economicamente o politici di turno.
È vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma qui siamo di fronte non a valutazioni personalistiche, ma al rispetto democratico di regole che i nostri padri e madri costituenti ci hanno date. Rispetto che va ben al di là delle reazioni infastidite che dal governo si registrano quando da Mattarella non giungono più solo i messaggi augurali erga omnes, ma raccomandazioni di non entrare in contrasto con norme europee. Ci ha pensato Salvini a rompere per primo il clima da ‘vogliamoci bene’ successivo al messaggio di fine anno, di fronte alla lettera del Presidente della Repubblica sul tema del rispetto delle normative europee in materia di concorrenza commerciale. Salvini non lo ha nominato, me si è limitato a scagliarsi contro chi ‘in nome dell’Europa vuole svendere il lavoro e i sacrifici degli italiani’. Per buona pace di chi si illude che quanto accaduto nel settembre 2022 sia frutto di una normale, legittima alternativa democratica fra forze politiche che si riconoscono in eguale misura nella Costituzione e in tutte le articolazioni istituzionali nate dal suo dettato.