Violenze sui detenuti, creste sui fondi pubblici e assegnazioni legali pilotate. Tra inchieste su pandoro griffati e saluti romani a commemorazioni e partite di calcio, rimane pressoché ignorata la maxi inchiesta della procura di Potenza che ha scoperchiato irregolarità nella gestione dei fondi e sulle ripetute violenze ai danni di almeno 35 stranieri trattenuti in un centro per i rimpatri a Potenza dove, secondo gli inquirenti, era stato creato un sistema per tenere a bada i detenuti basato sull’abuso di psicofarmaci che spesso veniva imposto con la forza e, comunque, senza consenso informato.
Tra inchieste su pandoro griffati e saluti romani a commemorazioni e partite di calcio, rimane pressoché ignorata la maxi inchiesta della procura di Potenza che ha scoperchiato irregolarità nella gestione dei fondi e sulle ripetute violenze ai danni di almeno 35 stranieri trattenuti in un centro per i rimpatri a Potenza dove, secondo gli inquirenti, era stato creato un sistema per tenere a bada i detenuti basato sull’abuso di psicofarmaci che spesso veniva imposto con la forza e, comunque, senza consenso informato.
Un sistema che – come ha detto lo stesso procuratore di Potenza Francesco Curcio – lede la dignità umana e che le istituzioni non possono e non devono ignorare.
Tra i nove indagati, oltre a due amministratori della società Engels srl che gestiva il centro, anche un ispettore di polizia che avrebbe minacciato uno straniero di tenerlo legato mani e piedi se non avesse preso dosi eccessive di tranquillanti e gli avrebbe negato i farmaci dopo che questo aveva ingerito un oggetto metallico. L’ispettore è finito ai domiciliari mentre alla società sono stati sequestrati 383.000 euro lucrati, secondo l’accusa, dai quasi 3 milioni erogati dalla prefettura per servizi mai forniti.
Non solo: un secondo filone dell’indagine riguarda le nomine dei difensori dei trattenuti che sarebbero state pilotate per favorire alcuni avvocati in cambio di favori e mazzette. Con reati ipotizzati i reati di falso, induzione indebita e concussione.
I fatti riguardano gli anni 2018-2022 ma rivelano un sistema in cui vengono sperperati soldi pubblici e maltrattamenti su persone private della libertà. Una situazione presente a macchia d’olio su tutto il territorio. Solo un mese fa, l’inchiesta a Milano sul CPR di via Corelli, sequestrato e ora sotto amministrazione giudiziaria. Indagato con la madre, Alessandro Forlenza, amministratore della stessa società che aveva in gestione il CPR di Palazzo San Gervasio. Forlenza è indagato anche a Potenza per maltrattamenti e per non aver erogato i servizi essenziali previsti nei fondi versati dallo Stato. Nella sostanza avrebbe preso i soldi senza fornire alimenti e servizi igienico sanitari. Posta la presunzione di innocenza per gli indagati, che nei centri per i rimpatri si perpetrino violenze e abusi di ogni genere è cosa nota e provata da diverse inchieste giornalistiche e denunciata da più garanti regionali per le persone private della libertà. Un tema che si apre nella stagione in cui si pensa ad attivare altri CPR sul territorio italiano per contenere i flussi migratori, mettendoci dentro anche persone che non hanno commesso alcun reato. A chi di dovere va dunque messo in evidenza l’articolo 141 del Testo Unico sull’immigrazione che al punto 2 specifica che il centro per i rimpatri “deve avere adeguati standard igienico sanitari e abitativi, con modalità tali da assicurare la necessaria informazione relativa al suo status l’assistenza e il pieno rispetto della sua dignità”. La dignità….