Con un comunicato stampa diffuso venerdì 19 gennaio 2024 il gruppo di Fratelli d’Italia nella Commissione Vigilanza Rai ha reso noto di aver presentato “un’interrogazione all’ad Roberto Sergio e alla presidente Marinella Soldi per sapere se l’utilizzo ricorrente di testimoni giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni circa presunte rivelazioni su persone decedute, sia in linea con quanto stabilito dal Contratto di Servizio, che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai. È accaduto nel caso del padre del Presidente del Senato Ignazio La Russa, e nel caso del padre del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che tra le altre cose, come tutti sanno, ha interrotto i rapporti con Franco Meloni quando era ancora una bambina”.
Il comunicato si chiude con una richiesta: “Con quello che sembra a tutti gli effetti un ‘metodo’, stiamo assistendo al progressivo degradamento di una storica trasmissione, un tempo capace di fare delle vere e proprie inchieste, e oggi ridotta a costruire teoremi fine a se stessi, utili solo a spargere fango. Ci auguriamo che l’ad e la presidente rispondano presto e nel merito ai punti che abbiamo sollevato”.
L’Esecutivo Usigrai ha risposto con una nota: “Il politologo Juan Josè Linz scriveva: ‘Tra i caratteri costitutivi dell’autoritarismo c’è l’insofferenza verso ogni limite all’esercizio del potere’. Uno di questi limiti è rappresentato dal giornalismo. Lo dimostra l’insofferenza di Fratelli d’Italia nei confronti di Report ‘colpevole’ di aver mandato in onda un’inchiesta sulla famiglia La Russa e di aver indagato sui presunti rapporti di Franco Meloni (padre della Premier) con un boss. E, così, per l’ennesima volta, i parlamentari del partito di maggioranza in Commissione di Vigilanza hanno chiesto alla Rai di intervenire sulla trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, cadendo ancora una volta nella tentazione del bavaglio”.
I rappresentanti sindacali si rivolgono poi al ministro della Cultura: “Pur risultando iscritto all’ordine del giornalisti, sembra aver dimenticato il diritto, di rilevanza costituzionale, di satira: dopo aver diffidato la trasmissione Rai “Un giorno da pecora” per troppe battute su di lui, ora pare non gradire l’imitazione che Virginia Raffaele fa della direttrice d’orchestra Beatrice Venezi”.
La nota si chiude sottolineando che “l’Usigrai è al fianco delle colleghe e dei colleghi di Report, per tutelare la loro autonomia e indipendenza dall’ingerenza di tutti i partiti”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, con un post su Facebook. «Report, come giusto, risponderà nel merito nelle sedi istituzionali», scrive, precisando “per amore di verità» che la prima fonte su La Russa era un ufficiale dei carabinieri, Michele Riccio. «Mentre – incalza – la seconda fonte, Nunzio Perrella, è un collaboratore di giustizia mai denunciato per calunnia e ritenuto fondamentale nei processi che hanno portato all’arresto del boss di camorra Michele Senese”.
“Spetta ora alle opposizioni contrastare il tentativo di intimidire Report, ma anche passare all’offensiva e mettere sotto accusa i vertici della Rai che hanno sequestrato il programma di Roberto Saviano sulle mafie. Chi ha oscurato Saviano ha oscurato il nostro diritto ad essere informati”, è il commento di Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale dei presidi di Articolo 21.
Tavola di Alekos Prete
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