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L’estrema destra europea non vuole tutele per i giornalisti. E in Italia prepara i bavagli

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L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa vota si vota per rafforzare la sicurezza dei giornalisti e chi esprime voto contrario? Due deputati turchi e 4 di Vox e Fratelli d’Italia. La Turchia era prevedibile: stiamo parlando del Paese definito già il più grande carcere per giornalisti. Ma l’estrema destra spagnola e italiana perché non vuole che i giornalisti siano più protetti mentre svolgono il loro lavoro?

Cosa dice il documento approvato comunque con larga maggioranza? E’ un appello a far rispettare gli standard del Consiglio d’Europa sulla libertà dei media, rivolto al prossimo  Segretario generale del Consiglio d’Europa, che sarà eletto a giugno. La riunione in cui è stato votato l’appello si è tenuta il 25 gennaio, mentre in Italia il partito di Fratelli d’Italia è oggettivamente in prima linea per restringere la libertà di informazione e non ha ancora preso in alcuna considerazione le proposte che già esistono in Parlamento per una maggiore protezione dei giornalisti, per esempio contro le querele bavaglio. Ad ogni modo il documento votato pochi giorni fa sottolinea la necessità di “applicare gli elevati standard sulla libertà dei media stabiliti dal Consiglio d’Europa, di garantire un’efficace protezione dei giornalisti e di sostenere in tutti gli Stati membri un ambiente amichevole e sicuro per l’indipendenza dei media e del pluralismo”, poiché gli Stati membri “hanno l’obbligo positivo di stabilire un solido quadro giuridico per il pluralismo dei media e affinché i giornalisti e gli altri attori dei media possano lavorare in sicurezza”.
“Tuttavia, siamo ben lungi dall’aver raggiunto questo risultato – ha riferito –  l’autore del rapporto, il deputato danese Mogens Jensen – , sottolineando che dalla creazione nel 2015 della Piattaforma del Consiglio d’Europa per promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, il numero di avvisi pubblicati è più che raddoppiato in otto anni, passando da 108 nel 2015 a 289 nel 2022″.

Adottando una risoluzione basata sul rapporto di Mogens Jensen , l’APCE ha espresso la sua profonda preoccupazione per i molteplici attacchi alla libertà dei media e i troppi casi di impunità, soprattutto in relazione agli omicidi di giornalisti , alcuni dei quali rimangono irrisolti da più di un decennio. Si è inoltre insistito sul dovere delle autorità statali “di indagare su ogni crimine contro i giornalisti e di assicurare alla giustizia i mandanti, gli autori e i complici”.


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