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La civiltà in catene

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Quelle catene sono un insulto alla civiltà. Sono un insulto all’Europa, a decenni di battaglie per i diritti umani. E’ drammaticamente sconfortante scoprire, nel cuore del continente, il vilipendio dell’essere umano perpetrato con disumana arroganza. Senza un minimo di vergogna.

Perché il dibattito intorno alla detenzione di Ilaria Salis su questo deve interrogarci: sul livello della nostra civiltà europea. Non sono in discussione i reati dei quali la ragazza italiana è accusata. Un processo stabilirà la veridicità delle accuse e le responsabilità di Ilaria, auspichiamo con tutte le garanzie per la sua difesa. Tema non marginale questo, perché in base ai reati che le vengono imputati la pena detentiva potrebbe essere molto elevata.

Ma ciò che davvero non può essere taciuto è il trattamento che le è stato riservato in un carcere europeo e in un’aula di un tribunale europeo. Da quel che trapela la sua detenzione si è protratta a lungo e senza le tutele necessarie, senza il rispetto dei diritti che sono riconosciuti a chi è in stato di detenzione.

Sorprende il silenzio delle istituzioni europee. Nessuna voce si è levata nei confronti dell’Ungheria, nessuna richiesta di rispettare i diritti umani è stata formulata ad Orbàn, leader di uno stato che è membro della Comunità europea.

Sorprende il silenzio delle istituzioni italiane. Una cittadina è detenuta e in attesa di processo ma nessuno si è preoccupato di verificare le condizioni in cui Ilaria Salis è rinchiusa in una cella. E di fronte alle immagini della ragazza incatenata mani e piedi, tenuta al “guinzaglio” da un agente di custodia il Ministro Lollobrigida non ha trovato di meglio che affermare di non averle viste.

Solo la pressione dell’opinione pubblica, i resoconti della stampa – quella che ha svolto perlomeno il suo compito di denuncia e di informazione – hanno prodotto qualche timido risultato e una telefonata della Presidente Meloni al suo “alleato” ungherese.

Troppo poco. I diritti umani sono valore universale, sono le fondamenta della democrazia europea e della sua cultura giuridica. I diritti umani “sono”. Su questo elementare, basilare, principio non è possibile alcun arretramento.

Appellarsi ai valori europei deve valere sempre, non soltanto quando fa comodo. E i diritti umani, la loro tutela e la battaglia per il loro riconoscimento in ogni angolo d’Europa, sono parte essenziale del sistema dei valori che definiamo “occidentali”.

Sono valori solo se valgono sempre, solo se non sono strumentalizzati a fini politici e di parte.


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