La realtà va raccontata. Interamente, non a pezzi e scegliendo solo quelli utili ad una narrazione di parte. La realtà va anche indagata, compresa, spiegata. È un esercizio di libertà quello del giornalista conscio del suo ruolo. È un esercizio di libertà quello del lettore che senza la mediazione dei giornalisti non avrebbe alcuna possibilità di conoscere ciò che avviene nel suo paese e nel mondo.
Il giornalismo ha bisogno di libertà. E ne ha bisogno la democrazia che non deve temere il confronto, la critica, le domande. Una democrazia matura ha necessità di un giornalismo che sappia alimentare lo spirito critico.
L’ esatto contrario, il tentativo cioè di controllare le fonti di informazione, di ispirarle, di condizionarle è l’ espressione di una democrazia immatura, se non l’anticamera di una “democratura”. È assenza del principio di libertà, è tentativo di limitarla.
Una democrazia che tema la libertà di stampa è una democrazia che non crede in se stessa.
La legge “bavaglio” e altri abbozzi legislativi surreali come la fantomatica “certificazione” delle notizie di cui si parla in queste ore in Italia, sono preoccupanti indizi di una cultura di governo che non crede nell’ informazione libera. E non crede, dunque, nemmeno nella libertà di essere informati come diritto dei cittadini.
Oscurare la realtà è pericoloso per la democrazia. Obnubilare le coscienze è pericoloso per la democrazia. Trasformare l’ informazione in cassa di risonanza di un governo o di un potere è pericoloso per la democrazia. È un pericolo di cui debbono avere consapevolezza i lettori, i radioascoltatori, i telespettatori. Ma di cui debbono avere coscienza in primo luogo i giornalisti.
“Senza il giornalismo, la democrazia muore nel buio” affermava il cronista del Watergate Bob Woodward. Un buio senza notizie è la notte della democrazia, potremmo parafrasare. Occorre accendere la luce per tenere vive le coscienze, smascherare le menzogne, ribellarsi al tentativo di trasformare l’informazione in propaganda. È già successo, succede ancora dove non c’è democrazia.
In questo processo di libertà, di contrasto ai tentativi di limitarla, la responsabilità dei giornalisti è decisiva.
Ma lo è anche quella dei cittadini che devono battersi per il loro diritto ad essere informati.