Vedendo le piazze delle principali città tedesche, stracolme di cittadine e cittadini riunitisi, indipendentemente dalle loro idee, per esprimere un fermo dissenso nei confronti di un partito pericoloso e con venature nazistoidi, ho provato un senso di profonda ammirazione. Non invidia, sentimento sempre da evitare, ma ammirazione, stima, affetto. In questi anni, ho avuto modo di conoscere e intervistare uomini e donne tedesche, ne ho toccato con mano la passione civile, l’anti-fascismo profondo e radicato, la convinzione e la maturità politica.
Loro sanno, sono coscienti e consapevoli. Sanno che Alternative für Deutschland non è un partito come un altro. Sanno i rischi cui esporrebbe il Paese qualora dovesse andare al governo. Sanno che le sue proposte, in fatto di economia e immigrazione, sono disumane. Sanno che è lecito contrastare l’esecutivo attualmente in carica (deludente, per usare un eufemismo) ma che affidarsi a una formazione così estremista sarebbe un suicidio. E lo sanno perché nelle loro scuole ancora si studiano bene i dodici anni di Hitler al potere, perché la tensione etica non si è affievolita come da noi, perché il nazismo, a quelle latitudini, è considerato dalla maggior parte delle forze politiche il male assoluto e perché non hanno subito tre-quattro decenni di lavaggio del cervello, fino a convincere la moltitudine che l’unico problema sia il costo delle zucchine, e pazienza se all’angolo della strada qualcuno sta massacrando di botte un rom o sputando in faccia a una persona solo perché di colore!
I tedeschi, per come li ho conosciuti io, non sono stati ancora infettati dal demone dell’indifferenza. Non del tutto, almeno. Pensano, al pari di don Milani, che politica significhi “sortirne insieme”, che “il problema degli altri sia uguale al mio”, che tutto ci riguardi (“I care”, per l’appunto) e che non ci si possa voltare dall’altra parte mentre il pianeta sta crollando ed è messa a repentaglio la convivenza fra i popoli.
Non a caso, la straordinaria attrice Jennifer Ulrich (l’Alma Koch di “Diaz”, per ricordarlo a qualche smemorato in malafede) sta prendendo parte a questa battaglia, esponendosi in prima persona e pubblicando appelli su Instagram al fine di smuovere le coscienze. L’altro giorno ha postato una celebre poesia del pastore Martin Niemöller, il cui verso conclusivo recita: “Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a difendermi”. Siamo alla vigilia del 27 gennaio. Svegliamoci anche alle nostre latitudini, prima che sia troppo tardi!
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