BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Grazie Orban, grazie Videla

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E’ una orribile macchia quella che sporca la condotta di don Franco Reverberi, 87 anni, sacerdote della diocesi di Parma, che nel 1976 durante gli anni della dittatura di Videla in Argentina era cappellano militare in un centro di detenzione clandestina dove venivano torturati gli oppositori del regime militare. Secondo alcune testimonianze emerse nel 2011 in un processo a Mendoza, don Franco avrebbe ucciso un ventenne (che risulta ancora desaparecido) ed assistito alle torture di detenuti politici. Don Franco proprio nel 2011 lasciò l’Argentina quando il cerchio si stava stringendo intorno a lui. Al termine di una lunga battaglia legale, la richiesta di estradizione per sottoporlo a processo in Argentina è stata infine concessa nello scorso ottobre dalla suprema Corte di Cassazione. Una storia orribile.

Ma poiché il mondo va alla rovescia, il ministro della giustizia Carlo Nordio ha respinto l’estradizione per motivi di salute. Insomma l’età, le precarie condizioni di salute, lo stress di un processo metterebbero a rischio la vita del sacerdote. Una sensibilità che sembra più dettata da motivi politici che da quelli umanitari ed in ogni caso c’è in ballo l’omicidio di un giovane prigioniero e l’adesione a quella mattanza di oppositori che ancora è un incubo per gli argentini.

Certo che di tutta questa sensibilità non troviamo traccia nell’affrontare la vicenda di Ilaria Salis, la donna italiana detenuta a Budapest da 11 mesi in condizioni disumane, imputata per l’aggressione a due neonazisti che riportarono lesioni lievi guaribili in sei ed otto giorni. La donna rischia una grave condanna.

La preoccupazione di salvaguardare le condizioni di salute di un accusato di omicidio e torture (seppure molto anziano) non è evidentemente paragonabile a quella di garantire la libertà o condizioni di detenzione migliori ad una cittadina italiana sospettata di aver ferito leggermente due manifestanti. Ringraziamo Orban che vigila in Europa sui pericoli che crea la democrazia ma anche i generali argentini che hanno portato a termine la loro sanguinaria missione negli anni passati.


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