Piango un caro amico. Addio all’avvocato Felice Besostri, di cui in uno dei momenti più difficili della mia vita sono stato anche collaboratore. Me lo ricordo nell’ARS (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra) e impegnato nelle battaglie in difesa della democrazia e della Costituzione: contro leggi elettorali ingiuste e incostituzionali (Porcellum e Italicum), contro la “riforma” renziana del 2016 e contro il Rosatellum, che non riuscì a far arrivare davanti alla Consulta solo a causa della miopia e della furbizia da strada di tanti che oggi si sono pentiti di non averlo sostenuto.
Gli volevo bene, pur avendo un carattere tutt’altro che semplice, perché Felice era un giurista sopraffino e una persona integerrima, di grande cultura e straordinaria umanità. Per un periodo, quando si trovava dalle mie parti, siamo stati anche vicini di casa e ci siamo reciprocamente invitati a cena. Momenti bellissimi, di autentica condivisione umana, caratterizzati da un confronto intergenerazionale che testimoniava la sua grande attenzione e apertura verso le nuove generazioni.
Con lui si poteva parlare di tutto, a cuore aperto. Fu tra i primi, ad esempio, a comprendere i limiti strutturali di una sinistra da troppo tempo votata al liberismo e la voglia di cambiamento che si respirava nel Paese, collaborando attivamente con il M5S, di cui intravedeva anche difetti e limiti, a cominciare dalla vena populista, ma ai quali riconosceva comunque una genuina passione democratica e la dovuta attenzione al diritto di cittadine e cittadini a essere rappresentati all’interno delle istituzioni.
Nulla lo metteva più di malumore dello scadimento della politica e dello svilimento del Parlamento, verso cui nutriva una deviazione quasi sacrale, essendo stato oltretutto senatore del PDS dal ’96 al 2001.
Di cultura socialista, non ha mai smesso di portare avanti la sua storia e le sue tradizioni, lanciandosi, negli ultimi anni, in un appassionante confronto fra il pensiero di Gramsci e quello di Matteotti, segno di un infaticabile impegno anti-fascista di cui, oggi più che mai, avvertiamo il bisogno.
Ci lascia alle soglie degli ottant’anni e non vi nego che la sua assenza si farà sentire.
Anche quando siamo stati in disaccordo, talvolta è capitato, da lui ho imparato tanto.
Ciao Felice, dal profondo del cuore.
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