Fare domande domande a Giorgia Meloni può costare una minaccia. “Non facciamo che ti devo mettere le mani addosso”

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“ Non facciamo che ti devo mettere le mani addosso. Non parla. Scusami tanto”. Scusami tanto? Dopo aver minacciato una giornalista, che in modo assolutamente fermo e altrettanto educato, ha posto delle domande al primo ministro – o prima ministra che si voglia – d’Italia.

Primi minuti della puntata di giovedì 18 gennaio di Piazza Pulita di Corrado Formigli; dopo il suo editoriale lancia il primo servizio.

Il tema è come Giorgia Meloni si rifiuti di rispondere, partecipare o far partecipe qualsivoglia esponente del partito di Fratelli d’Italia alla trasmissione che va in onda su La7. L’inviata Roberta Benvenuto segue Meloni in una uscita a Bologna; la professionista formula delle domande.

Meloni dice di non voler rispondere in nessun modo alla trasmissione. Ironizza un paio di volte.

Ad un certo punto si sente quella voce – polizia di Stato? Carabinieri? Scorte varie? – la cui frase è nello screen shot allegato: Giorgia Meloni sorridente mentre le chiedono un selfie, mentre tutti fanno finta di niente. Come se la giornalista non esistesse. Solo un piccolo elemento di disturbo a cui mettere addosso le mani nel caso continui a fare il suo lavoro.

Il metodo è: prima ti minaccio, ti spavento, cerco di rabbonirti e poi ti tratto come una poveretta.

Ecco una professionista trattata come una poveretta. Quella voce roca dell’uomo che rappresenta il potere e la violenza.

Chiedo a Giorgia Meloni cosa ne pensi di quel modo di allontanare la giornalista, chiedo al primo ministro o prima ministra – per me poco cambia in una situazione del genere – se si tace su una frase come “facciamo che non ti devo mettere addosso le mani”.

Chiedo che Meloni prenda provvedimenti nei confronti di quel tizio, perché resta dal mio punto di vista: è solo un tizio – che si fa valere con le minacce – anche se fosse il capo di altre persone.

Lasciamo allora perdere, presidente del Consiglio, di illuminare palazzo Ghigi di colore rosso per il 25 novembre, lasciamo perdere di invitare campioni sportivi ( sempre in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne) per “parlare”.

Facciamo che le scorte – pagate con soldi pubblici – trattano in modo civile le persone perché Roberta Benvenuto inviata che stava svolgendo nel modo più integerrimo possibile il suo lavoro è anche una cittadina oltre che una donna.


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