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Dolore, commozione, emozione: è morto Gigi Riva

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Rombo di tuono anche nella morte. Domenica il grave malore, oggi poco dopo le 19.00, il decesso in ospedale. Nessuna preparazione, nessun ‘coccodrillo’ che sicuramente avrebbe rifiutato nella sua formidabile grandezza umana. Ritroso, mai supponente o sprezzante, nonostante avesse raggiunto la dimensione del mito per i suoi successi sportivi – dal 1976, anno del ritiro per infortunio è ancora suo il titolo di capocannoniere italiano con 35 gol in 42 gare della nazionale – e per essere diventato un idolo degli stadi.

Calciatore che per amore di un’isola e del suo popolo rifiutò le sirene dei milioni promessi ripetutamente da Gianni Agnelli e dalla Juventus, che con questo popolo costruì un legame di una forza indistruttibile fatta di disponibilità, umiltà, amicizia, rigore. Lo trovavi in giro per Cagliari, a piedi, rispettato e indisturbato, ma lo trovavi anche alle feste di battesimi e matrimoni in piccoli paesi dell’interno. Anti divo? No, un uomo, la perfetta raffigurazione di quell’hombre vertical tanto cara a grandi giornalisti come Gianni Mura o Gianni Brera.

Legatissimo ai figli e alle nipotine ha concesso solo al regista Riccardo Milani un’incursione nella sua storia personale, come se presagisse che la vita stava per abbandonarlo. E Riccardo Milani ha saputo raccontarlo, come Gigi ha voluto e accettato, in ‘Nel nostro cielo un rombo di tuono’ un film documentario che ha descritto in qual modo questo grandissimo calciatore ha saputo essere per tutta la vita un grande uomo.

Arrivato 19enne al Cagliari, orfano e triste, legatissimo ad una sorella, in soli sei anni riuscì a suon di gol a portare il Cagliari a vincere il campionato d’Italia nel 1970, e poi vice campione del mondo in Messico ’70. Smise la maglia rossoblù solo quando un grave infortunio muscolare durante un Cagliari Milan allo stadio Sant’Elia nel campionato ’75-76 lo costrinse all’abbandono. E scelse anche allora il silenzio, la discrezione, l’umiltà. un distacco senza lamentazioni.

Emozione, commozione, dolore, come per la morte improvvisa di un familiare carissimo. La Sardegna è ancora stordita da una notizia che mai avrebbe voluto ricevere a poco più di due mesi – era il 7 novembre – del compimento del 79esimo anno di vita. E come i sardi tutti quei cittadini che dalla sua vita e dalle sue scelte hanno tratto e possono ancora trarre una lezione di sorprendente, enorme umanità.


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