Che tempi bui stiamo vivendo. Le guerre innanzitutto, più o meno vicine a casa nostra. La crisi economica, che picchia duro anche nella nostra categoria che un tempo era considerata privilegiata. L’emergenza climatica, che non è fatta solo di ghiacciai che si sciolgono ma i cui eventi calamitosi sconvolgono sempre più spesso anche terre a noi vicine.
E il dramma dei femminicidi, della vergognosa, inumana violenza di genere per combattere la quale c’è bisogno di una rivoluzione etica e culturale che parta dalla famiglia, dalla scuola, ma anche dal linguaggio, dell’informazione, dai nostri giornali. E poi l’altro dramma indegno di un paese civile: le morti sul lavoro, persone che un giorno vanno a lavorare ma non tornano più a casa, eventi a cui purtroppo e colpevolmente abbiamo fatto l’abitudine.
In questo contesto è difficile ma doveroso parlare dei problemi del mondo dell’informazione. Che da anni sono tanti e grandi. Ma sappiamo che senza un’informazione forte, libera, indipendente, non c’è democrazia. E dunque difendere la democrazia significa anche difendere l’informazione.
Il nostro faro è e rimane la Costituzione, quell’articolo 21 che va declinato assieme agli altri principi che forse andrebbero applicati, piuttosto che riformati, sicuramente non stravolti.
La storia degli ultimi anni insegna che la politica, i partiti non hanno mai amato la libera stampa e i giornalisti. Meglio: li vorrebbero sempre asserviti al potere di turno, megafoni usa e getta che fra l’altro nell’era dei social e della disintermediazione – e magari, già domani, dell’intelligenza artificiale – hanno perso centralità e importanza. La tentazione della censura, del bavaglio, della mordacchia c’è sempre stata, da una parte politica e dall’altra. In queste settimane ci risiamo, peggio che in passato.
La Fnsi, la Federazione nazionale della stampa di cui l’Assostampa Fvg è articolazione territoriale, è in campo con determinazione contro l’ennesima legge bavaglio che, qualora approvata, impedirebbe ai nostri cronisti di lavorare come hanno fatto finora ma soprattutto ai cittadini di essere informati come lo sono stati finora. Non dobbiamo permettere che ciò avvenga.
La grande novità degli ultimi mesi, dalle nostre parti, qui a Nordest, è l’arrivo di un nuovo editore per i due quotidiani che hanno il monopolio dell’informazione in lingua italiana nel Friuli Venezia Giulia. Un editore, che ha acquisito anche quattro giornali veneti e una testata online di economia, che a novembre si è presentato in pubblico e alle redazioni con belle parole e lungimiranti suggestioni di futuro, di crescita, di sviluppo. Ma la prima mossa è stata la presentazione di un piano di crisi con annessi prepensionamenti, in redazioni già ridotte all’osso. Sono stati annunciati trentasei esuberi: undici al Messaggero Veneto, nove al Piccolo, gli altri nei giornali veneti. Non un bel biglietto da visita…
Certo, c’è l’impegno a sostituire i futuri prepensionati, esce uno entra uno, con la parola d’ordine del “ricambio generazionale”. Il cui rovescio della medaglia è: rottamiamo i sessantenni, e con loro l’esperienza e la memoria storica dei nostri giornali. Ma staremo a vedere. I conti si fanno alla fine di una partita ancora in corso e il cui esito non può essere un giornale unico con annesse le rispettive pagine di cronaca locale. Intanto, i colleghi dei Comitati di redazione, affiancati dalla Fnsi e dalle Assostampa regionali, hanno lavorato in queste settimane e stanno tuttora lavorando per difendere quel che rimane degli organici – e dell’autonomia – dopo anni di tagli e risparmi e piani di crisi. Per difendere giornali che in passato hanno scritto la storia e da sempre sono la voce di queste terre e delle rispettive comunità, oltre che insostituibile presidio di democrazia.
E comunque, nonostante tutto e considerato il calendario, buon anno a tutte e a tutti. Anche nel 2024 abbiamo sempre e ovviamente bisogno che le colleghe e i colleghi, professionali e collaboratori, contrattualizzati e non, precari e pensionati, si iscrivano al nostro sindacato unitario, unica difesa della professione. Purtroppo molti iscritti all’Ordine, professionisti e pubblicisti, non sono iscritti. L’Assostampa Fvg ha da molti anni le quote d’iscrizione immutate, fra l’altro le più basse d’Italia. Aiutateci a tutelare i più deboli, a difendere la professione, il lavoro, il contratto, le pensioni, i nostri enti di categoria, il diritto dei cittadini a essere informati e il dovere dei giornalisti di informare.