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Acca Larenzia e la solita meschina furbizia

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Le parole di Ignazio La Russa su Acca Larenzia sono la solita, meschina, manifestazione di furbizia.
La furbizia del peggior mercante che sa di rifilare una sola al cliente, ma lo fa col sorriso e l’affabilità consumata dal mestiere.
Quella che la La Russa impiegò nell’offrire uno splendido mazzo di fiori alla Senatrice a vita Lilliana Segre che aveva temporaneamente presieduto il Senato, accompagnandola all’uscita e occupandone compiaciuto lo scranno.
La furbizia, reiterata con scientificità, ha un fine grave ed inaccettabile: sostituire la discontinuità con la continuità. La “discontinuità” è quella che ha fondato moralmente la Repubblica italiana nell’anti fascismo, attraverso la Costituzione del ’48. La “continuità” è quella che pretende di mettere tra parentesi il significato della Liberazione, gettando un ponte riconoscente tra questa Italia e quella monarchica, fascista, razzista, imperialista, filo nazista. Una operazione resa possibile anche da quanti, per decenni, ricoprendo incarichi pubblici quella “continuità” l’hanno praticata culturalmente, senza mai tendere il braccio destro. Almeno in pubblico.

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