Una panchina gialla per Giulio Regeni al Circolo Risorgimento di Torino

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“Che bello oggi abbiamo pitturato la panchina di giallo. Ma domani ritorna verde?”. Sono le parole di un bambino di 4 anni, uno fra i tanti che hanno dipinto di giallo una panchina che è diventata il simbolo per ricordare a tutti che Giulio Regeni fa cose e che sta aspettando verità e giustizia come la stiamo aspettando tutto noi.

Al Circolo Risorgimento, una casa del popolo, in via Poggio 16, a Torino succedono cose, si fanno cose. Con l’ associazione di promozione sociale arte, intrattenimento e cultura Casseta Popular, i bambini delle elementari ridisegnano e reinterpretano il quartiere. E questa volta hanno pitturato una panchina gialla. E’ la prima panchina gialla a Torino alla memoria di Giulio Regeni. E’ la centoundicesima in Italia. Presenti all’inaugurazione i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni e l’avvocata Alessandra Ballerini.

Dopo l’inaugurazione è seguita la presentazione dei libri “Giulio fa cose”, edito da Feltrinelli, scritto dai genitori di Giulio e Alessandra Ballerini, e di “La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi”, pubblicato da Zolfo Editore scritto dalla Ballerini. L’incontro, moderato da Maurizio Petroni, storico e ricercatore è un pretesto per mettere sotto gli occhi di tutti una volta di più riflessioni sui diritti umani e le loro violazioni. Perchè bisogna ricordare che Giulio Regeni, ricercatore universitario, è stato sequestrato il 25 gennaio del 2016 al Cairo, e il suo corpo ritrovato senza vita il 3 di febbraio con evidenti segni di tortura.

L’omicidio di Giulio Regeni non è un evento isolato, ma si colloca in un contesto sistematico di torture, sparizioni forzate e morti in carcere che avvengono quotidianamente in Egitto da molti anni, come sottolinea l’avvocata Alessandra Ballerini.

Intorno all’omicidio di Giulio la costruzione di falsità che è stata fatta dalla stampa, non solo egiziana, ma anche dalla nostra, che ci è andata a rimorchio, è imbarazzante. Si è inventato di tutto. Si è detto che fosse un giornalista, una spia, un omosessuale, nessuna di queste. Era solo un ricercatore, un giovane uomo che lavorava. Ed è morto sul lavoro. L’uso delle parole non è mai fatto a caso. La verità é un diritto inviolabile solo avendo verità l’essere umano è tutelato”, afferma ancora l’avvocata Ballerini. “La nostra battaglia per la giustizia va al di la della lotta di una famiglia. È una lotta universale per i diritti. O valgono per tutti o non valgono per nessuno”

Paola Deffendi ricorda che “insieme al popolo giallo continuiamo il nostro percorso di verità e giustizia. Perché voi ci date la motivazione per tutto questo”.

Quando ci chiedono dove troviamo la forza, il coraggio per quello che facciamo, per andare avanti dopo tanti anni, rispondiamo che è qualcosa che ci viene spontaneo, perchè quanto è stato fatto a Giulio è un oltraggio inaccettabile che nessuno dovrebbe subire e che non auguriamo a nessuno”aggiunge Claudio Regeni.

Il processo dovrebbe incominciare il 20 febbraio. Il Giudice per le Udienze Preliminari di Roma il 5 dicembre scorso ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro, tortura e omicidio del ricercatore friulano. Sono quattro ufficiali della National Security Agency, il servizio segreto interno egiziano: il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif.


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