Dicembre 1971: poche settimane prima del Natale John Lennon pubblica “Happy Xmas (War is over), una ballata immediatamente orecchiabile il cui testo diverrà rapidamente uno dei più importanti inni pacifisti non solo di quegli anni ma della storia. Il mondo ha negli occhi le immagini della terribile guerra in Vietnam e John scrive parole inequivocabili che descrivono esattamente il suo impegno per la pace. Impegno che gli costa per anni complicate vicende giudiziarie, con il costante rischio di essere espulso dagli Stati Uniti diventati ormai la sua patria adottiva.
Riascoltarla oggi, quella ballata, dopo oltre mezzo secolo, riapre laceranti ferite al pensiero di quanti, anziani, donne, bambini – tanti, troppi bambini – finiscono sepolti o dilaniati dalle bombe e dalle cannonate. Civili di Gaza che vengono nascosti, dimenticati, oscurati dalle televisioni occidentali o mostrati solo nella disperata ricerca di acqua e cibo. Manca totalmente un contributo informativo come quello che seppe dare al mondo l’iconica, indimenticabile immagine della bimba vietnamita che cercava di mettersi in salvo fuggendo nuda dal napalm statunitense.
Serve ancora quell’inno? Ancor di più, oggi, non solo per quanto accade in Palestina o in Ucraina, ma in tante altre parti del mondo in quella che Papa Francesco, vox clamans in deserto, ha definito ‘la terza guerra mondiale a pezzi’.
Un inno al Natale e alla pace che spiazzò completamente quanti, solo due mesi prima, avevano accusato John Lennon di filo comunismo per il testo di “Imagine”, brano che divenne rapidamente celeberrimo, pubblicato l’11 ottobre. In quell’appello perché si riesca a vivere senza frontiere, senza la paura dell’inferno o solo nella speranza del Paradiso, John intendeva restituire all’umanità la capacità, la dignità, il coraggio di destinare l’esistenza alla solidarietà universale, senza condizionamenti di alcun tipo.
Forse fu proprio per precisare meglio il suo pensiero che volle indicare nel Natale cristiano una delle strade da seguire per realizzare la suo ‘sogno’, già magistralmente descritto in ‘Imagine’. Parole per non contro idealità politiche o religioni, volte a spingere l’umanità all’incontro, all’abbraccio, al rifiuto della guerra e della violenza.
Due testi che si rinviano l’uno all’altro, come significativamente indicato nella scelta che la casa discografica Geffen Records (diritti poi rilevati dalla EMI) fece quando nel 1982 pubblicò l’album postumo dal titolo ”The collection”: “Happy Xmas (Wuar is over) occupa l’ottava traccia, “Imagine” la nona di quello splendido Cd. Disco che propone in copertina l’ultima immagine fotografica di John, scattata dalla grande Annie Leibovitz, poche ore prima dell’assassino avvenuto sul portone del palazzo in cui Lennon abitava a New York, l’8 dicembre 1980.
Vittima innocente come Gandhi, o come Martin Luther King – anch’essi caduti sotto colpi di arma da fuoco -, tutti portatori di una visione del mondo in cui prevalga il rifiuto della violenza, la ricerca costante della pace.
In questi giorni nei quali i luoghi del Natale vengono offesi dal disprezzo, dall’odio, dalla totale mancanza di pìetas, ritorna di formidabile attualità l’impegno, totalmente pacifico, di un mitico menestrello armato solo della sua musica e della sua poesia. Da oltre 50 anni una pietra miliare del pacifismo. Chissà che prima o poi la sua vera e propria missione non riesca a far breccia nei cuori induriti dei guerrafondai, dei venditori di armi, dei seminatori d’odio e che finalmente prevalga la sterminata schiera dei costruttori di pace, perché non bisogna affatto credere – come egli stesso suggeriva a chi lo ascoltava, lo leggeva, lo seguiva – che egli fosse ‘the only one dreamer’.
(Disegno di Alekos Prete)