Si può restare passivi di fronte al tentativo di demolire la Costituzione?       

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Ma davvero può passare impunemente l’idea che chi governa possa benissimo essere impunibile? E che quindi il primo dei tanti bavagli che questa destra vuole mettere al Paese riguarda in primo luogo la magistratura?

La sortita di Crosetto prima del rinvio a giudizio di Delmastro, prima ancora la vicenda Santanché, così come i progetti di revisione dell’organizzazione giudiziaria con la separazione delle carriere sono solo alcuni dei segnali cari anche a chi, di diverso orientamento politico, sogna che una volta al governo non dovrà fare i conti con il rigore delle leggi.

Bavaglio primo, ma non unico, visto quel che accade all’informazione, al mondo sindacale, al pensiero critico. Così, mentre la presidente del consiglio ha avviato su tutti i fronti la battaglia per il premierato, passano sotto silenzio atti di arroganza, come quello del ministro Lollobrigida sul treno ad alta velocità, senza che il suo collega di governo, responsabile dei trasporti, trovi nulla da dire, o la violenza con cui si è scatenata la canea contro il dolore, la sofferenza, la legittima valutazione di Elena Cecchettin su quanto accaduto alla sorella Giulia. Tutto questo mentre quotidianamente vengono negati alcuni dei diritti garantiti dalla Costituzione, come quelli allo studio e alla sanità pubblica.

Cos’altro dobbiamo aspettarci per capire finalmente, senza se e senza ma, che questa destra sta smontando pezzo a pezzo la democrazia repubblicana nata dalla lotta contro il fascismo e il nazismo?

Siamo visionari, cassandre, inguaribili pessimisti? No, purtroppo siamo realisti, attenti osservatori della trasformazione in atto nel Paese un tempo ammirato nel mondo per aver saputo ricostruirsi politicamente, economicamente, socialmente, dopo i disastri prodotti dal fascismo e che ora è avviato sulla strada di scimmiottare i modelli di autoritarismo come quello impersonato e attuato da Orbàan

Quali strumenti di tutela della democrazia repubblicana dovrebbero ascoltare i nostri appelli e intervenire prima che sia troppo tardi? Certo sappiamo bene che da soli, anche unendoci alla forza di Cgil e Uil e ad altri intellettuali attenti, non ce la faremo a fermare quest’onda che sembra inarrestabile. Prima che l’attuale potere governativo stravolga la composizione della Corte Costituzionale impegniamoci a coinvolgerla, a pretendere che si pronunci su atti inaccettabili, su leggi che portano il marchio indelebile dell’esclusione piuttosto che quello dell’inclusione come scritto nella Carta. Possibile che non si possa bloccare sul nascere l’attacco alle funzioni del Presidente della Repubblica?

Infine l’elettorato. Gli appuntamenti prossimi riguardano l’Europa e alcune regioni che nei primi mesi dell’anno prossimo saranno chiamate al voto. Diventa urgente costruire una coscienza collettiva sul fatto che si rischia una pericolosa deriva autoritaria. Diventa indispensabile scuotere dallo scetticismo l’altissima percentuale di cittadini che sceglie l’astensione. Se quello è stato un modo, nelle precedenti votazioni, per dimostrare malcontento, questa volta sarà completamente diverso. L’esempio da cogliere è quello della Polonia i cui cittadini, pienamente coscienti del fatto che dovevano indicare quale strada politica seguire, sono andati a votare in massa (quasi il 71%) per un cambio di rotta. I partiti d’opposizione italiani non sembrano ancora attrezzati per scuotere dall’apatia quasi la metà degli elettori. Quando cominceranno ad ascoltarci e a mettersi al lavoro perché l’opposizione alla Meloni e alla sua maggioranza si diffonda nel Paese?


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