Vox non porta bene. Giorgia Meloni rischia forte alla festa di Atreju (il titolo è “Bentornato orgoglio italiano”). Santiago Abascal, il leader di Vox, porta vento di tempesta sulla presidente del Consiglio alla guida di Fratelli d’Italia. Il presidente del partito dell’estrema destra spagnola la spara grossa su Pedro Sanchez: «Verrà il momento in cui la gente vorrà impiccarlo per i piedi». Poi va alla riunione di Atreju a Roma ad applaudire Giorgia Meloni, sua grande alleata alla guida del Partito dei conservatori europei del quale fa parte anche Vox.
La minaccia di Santiago Abascal verso il premier socialista spagnolo suona la musica inaccettabile della violenza della dittatura franchista. Tutte le opposizioni si scagliano contro il presidente di Vox. Elly Schlein lo definisce “un eversore”. La segretaria del Pd diserta il convegno di Atreju per non dividere il palco con “l’eversore”.
È un colpo durissimo. Giorgia Meloni cerca di correre ai ripari. La presidente di Fratelli d’Italia ha vinto le elezioni politiche dello scorso anno sul progetto di trasformare completamente Fratelli d’Italia, un partito post fascista, in una forza della destra democratica. È diventata presidente del Consiglio condannando il fascismo, le leggi razziali del Ventennio e ogni forma di violenza. È pure intervenuta duramente per sanzionare le “scivolate” di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia come quella inanellata da Ignazio La Russa nella sua singolare critica alla lotta antifascista durante l’occupazione nazista di Roma.
Quella terribile frase sulla voglia di impiccare Sanchez “per i piedi” diventa un boomerang: può delegittimare totalmente il lavoro della Meloni per democratizzare il partito. Così Santiago Abascal fa marcia indietro quando parla alla riunione di Atreju. Parla di “manipolazione” della sinistra. Rettifica: «Non auguro a nessuno, nemmeno a un corrotto e un traditore di essere appeso per i piedi». I toni sono sempre truculenti contro il premier spagnolo ma smorza la carica eversiva della precedente dichiarazione. La presidente del Consiglio è soddisfatta, invita il pubblico ad applaudirlo e lo abbraccia.
La Meloni continua nella sua doppiezza. Si dichiara europeista e atlantista ma alle volte si presenza come sovranista, nazionalista. Abbraccia Santiago Abascal ma abbraccia anche il presidente americano Joe Biden e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Abbraccia anche il presidente francese Emmanuel Macron, con il quale ha avuto scontri epocali, per averlo come alleato contro Olaf Scholz con l’intento di ottenere una riforma del Patto di stabilità per l’euro più favorevole per l’Italia.
Da oltre un anno, da quando ha conquistato Palazzo Chigi, usa una doppia linea secondo le situazioni e gli interlocutori che deve affrontare. Ora è in piena campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo giugno. Attacca Schlein, Conte, Saviano, Ferragni. Vuole contare in Italia, in Europa e nel Mediterraneo correndo sui binari europeisti e atlantisti ma non perde d’occhio il sovranismo. Parla con il premier nazionalista-populista ungherese Viktor Orbàn e tiene d’occhio l’alleato Matteo Salvini, anche lui invitato a parlare ad Atreju. Tiene d’occhio il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture perché sempre di più cerca di sottrarre voti di destra a Fratelli d’Italia. Non a caso il Carroccio corteggia e offre una candidatura al generale Roberto Vannacci, ormai famoso per le sue teorie di estrema destra sugli omosessuali, le femministe, gli ambientalisti e i migranti. Le tesi fanno breccia nei duri di destra all’esterno e all’interno di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni grida alla festa di Atreju: «Non siamo un fuoco di paglia!». Lo dovrà dimostrare tra sei mesi nelle elezioni per il Parlamento europeo.