La morte del giornalista della Reuters Issam Abdallah il 13 ottobre scorso non è stata accidentale né un danno collaterale. In un paese in guerra che non lesina a fare fuoco contro giornalisti e a seppellirli sotto le bombe, il “fact checking” di giornalisti con la schiena dritta e senza paura restituisce la verità dei fatti e scaccia le menzogne (e le bombe) del governo israeliano. Una successione di due proiettili di carro armato tirati da una collina adiacente la troupe della Reuters ha ucciso il reporter dell’agenzia britannica il 13 ottobre scorso in Libano e ferito gravemente altri sei reporter mentre la troupe stava filmando il fuoco dell’artiglieria israeliana transfrontaliera. Ma non si tratta di un errore, di danni collaterali oppure di giornalisti morti perché operano in zone pericolose. E’ stata invece una scelta deliberata farli fuori. L’agenzia di stampa britannica Reuters ha appena pubblicato un’indagine approfondita dopo aver intervistato più di 30 funzionari governativi e della sicurezza, esperti militari, investigatori forensi, avvocati, medici e testimoni per mettere insieme un resoconto dettagliato dell’incidente. La Reuters ha esaminato ore di video di otto media presenti nella regione al momento dell’attacco, oltre a centinaia di foto scattate prima e dopo l’attacco, comprese immagini satellitari ad alta risoluzione. “Il team della Reuters ha iniziato a trasmettere un flusso video in diretta verso sud – si legge nell’inchiesta della Reuters – mentre il fumo si alzava da varie postazioni dietro le colline. Dopo oltre 45 minuti di riprese, la telecamera ruota a destra e si concentra su un avamposto israeliano e sul fuoco dei carri armati in Libano. Meno di 90 secondi dopo, il primo di due proiettili di carro armato sparati da un’altra collina colpisce la troupe, uccidendo Abdallah. Un secondo colpo ha colpito la squadra 37 secondi dopo, incendiando l’auto di Al Jazeera”. Il risultato dell’indagine è dunque chiaro: i carri armati israeliani hanno deliberatamente ucciso il giornalista della Reuters e ferito sei reporter in Libano il 13 ottobre, sparando due granate in rapida successione da Israele mentre i giornalisti stavano filmando il fuoco dell’artiglieria transfrontaliera. “Le prove che abbiamo e che abbiamo pubblicato oggi dimostrano che un equipaggio di carri armati israeliani ha ucciso il nostro collega Issam Abdallah“, ha dichiarato Alessandra Galloni, caporedattore della Reuters. Il 29 ottobre scorso anche Reporter senza frontiere (RSF) aveva pubblicato una ricostruzione video della tragedia. Le prime conclusioni dell’indagine mostravano che i reporter non erano stati vittime collaterali della sparatoria. “Uno dei loro veicoli, contrassegnato dalla scritta “press”, è stato preso di mira – ha scritto RSF – e anche il fatto che il gruppo che vi stazionava accanto fosse composto da giornalisti era evidente”. Intanto il bilancio dei giornalisti uccisi a Gaza dall’inizio delle operazioni sale a 75 secondo il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi. I feriti sono 80, i giornalisti arrestati 43, le stazioni radio bombardate da Tsahal 25 . Un bollettino di guerra, un bollettino di morte. Onore e scorta mediatica ai colleghi palestinesi sotto il fuoco dell’artiglieria.