“Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male si muovono nell’ombra dell’ipocrisia. Quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante. Quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti, se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni”, che si sono dietro i conflitti.
Parole impressionanti pronunciate dal Papa nel discorso di Natale, ovviamente connesse ad una straziante richiesta di pace in questi oscuri tempi di guerra.
Colpisce che sia Francesco a chiedere informazione, verità, trasparenza, non poteva dire inchieste ma il senso è chiaro, il Papa è l’unico che chiede a tutti gli operatori della comunicazione di fare il proprio mestiere, indagare, verificare, raccontare, informare.
E colpisce di più in un mondo in cui, da oriente a occidente, governi dittatoriali, finti liberali, parafascisti, populisti, sovranisti pretendono e spesso impongono bavagli e vincoli alla libertà di informazione, quando non si arriva alla soppressione fisica dei giornalisti e di chi osa raccontare le cose come stanno.
Non dimentichiamo quelle parole pronunciate con una tonalità forte e accorata: se ne parli, se ne scriva. Parole non fatte ascoltare dalla maggior parte dei telegiornali italiani, già sottomessi al potere o gravati dalle minacce di chi può rovinare la loro vita, anche personale. Se ne parli, se ne scriva. Quando nel 2022 la quasi totalità dei governi europei ha deciso di aumentare la spesa per gli armamenti non ricordo inchieste sull’industria delle armi che spesso decide presidenti e governi e come potrebbe essere diversamente nel paese in cui il ministro della difesa ha un passato di super manager nell’industria bellica? Credenti e non credenti cerchiamo di tenere a mente questa richiesta poderosa di quel meraviglioso sovversivo che è il Papa.