Ad agosto 2023 le fiamme hanno distrutto un terreno confiscato all’ex capo dei Casalesi Francesco Schiavone-Sandokan. A ottobre 2023 un altro rogo, sempre in provincia di Caserta, ha gravemente intaccato una fattoria confiscata alla criminalità organizzata e destinata a scopi sociali. A settembre 2023 il fuoco è arrivato fino all’area confiscata ai clan dell’area di Scalea e poi destinata alla coop Progetto Germano. Dalla Campania e dalla Calabria, in poche settimane, sono arrivati segnali inquietanti e inequivocabili sul valore di presidio di legalità che hanno i beni confiscati alle mafie e trasformati in spazi socioculturali, dove il recupero plastico della legalità coincide con un recupero civico dal significato ancora più ampio. Basterebbero quei tre incendi molto sospetti per capire quanto danno può fare la cancellazione dei fondi del Pnrr per i beni sottratti alle mafie in Italia. Ma questa è una di quelle scelte pericolose passate in sordina, senza troppo rumore per non disturbare la narrazione al miele assai in voga nell’ultimo anno. Le uniche realtà ad accorgersi del “problema beni confiscati” scrivendolo in una lettera aperta al Ministro Fitto sono state Libera, Cgil, Avviso Pubblico, Legambiente, Arci e Acli. Sempre loro, sempre i soliti pessimisti circa le sorti moderne e progressiste dell’Italia del 2023 e, probabilmente, del 2024.
Hanno scritto questo al Ministro che (più degli altri) si occupa dell’attuazione del Pnrr, per avere chiarimenti sulla cancellazione del bando e sul reperimento di risorse alternative a copertura di quanto presentato nell’ambito dell’Avviso:
“Dopo la decisione del Governo dello scorso luglio di cancellare con un tratto di penna i 300 milioni di euro previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati, e dopo l’approvazione della quinta rata del PNRR da parte dell’Unione Europea, chiediamo al ministro Fitto di poter avere dei chiarimenti sull’avanzamento del bando e sul reperimento di risorse alternative a copertura di quanto presentato nell’ambito dell’Avviso. Chiediamo che vengano presentate le misure attraverso le quali saranno tutelate le Amministrazioni Comunali che stanno portando avanti le proposte progettuali attraverso gare d’appalto e aggiudicazioni, e con le quali si darà sostegno a tutti i progetti risultati vincitori del bando. In un clima di forte crisi economica e sociale del nostro Paese, il rischio che alcuni Comuni possano incorrere in procedure di dissesto o di incertezza finanziaria non è accettabile.”
“Le norme sull’attacco ai patrimoni mafiosi e sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie hanno compiuto, in questo 2023, rispettivamente 41 e 27 anni. La cancellazione del finanziamento di circa 300 milioni di euro previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati, fondi definanziati dal Ministro Fitto e che sarebbero poi dovuti arrivare da ulteriori provvedimenti di cui ancora non c’è traccia, rischia di essere un freno all’avanzamento della lotta alle mafie e alla corruzione – ricordano le associazioni che hanno sollevato il caso – Parliamo di 300 milioni di euro per la realizzazione di 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). Nel dicembre 2022 vi è stata l’approvazione con decreto di una graduatoria e relativi finanziamenti. L’iter è proseguito con ulteriori adempimenti tecnici dell’Agenzia, fino all’approvazione del Decreto del 19 dicembre 2022, che ha approvato le graduatorie e i finanziamenti, poi integralmente sostituito da un successivo decreto del 21 marzo 2023. ll 27 luglio 2023 il ministro Raffaele Fitto ha presentato la proposta di revisione del PNRR, per un totale di 15,89 miliardi di euro. Una serie di misure sono state definanziate completamente, tra cui quella relativa alla ‘Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie’. E da quel momento tanta confusione sotto il cielo di Roma e Bruxelles. Infatti, non sembra seguire all’annuncio del Governo alcun documento ufficiale inviato ai Comuni. Anzi, l’Agenzia per la Coesione prosegue l’iter amministrativo con una serie di atti formali, in particolare con due diversi decreti di anticipazione delle risorse su richiesta dei beneficiari che lascia presupporre che l’Agenzia sia andata avanti nelle procedure di attuazione della Misura. Lo confermerebbe anche il fatto che, pur in un quadro di forte incertezza, i Comuni destinatari dei finanziamenti stanno anch’essi procedendo. E in questa fotografia l’annuncio del definanziamento non è stato mai stato smentito e ritirato. Allo stesso modo, a quanto ci è dato di sapere, il Governo non ha mai definito con un atto ufficiale quali risorse alternative sarebbero state individuate a copertura dei fondi definanziati”.