Articolo 21 Emilia-Romagna aderisce, come gli altri presidi, alla Festa dell’Associazione organizzata l’11 dicembre a Roma presso il convento di San Teodoro e dedicata alla difesa della Costituzione, contro tutti i bavagli. Ventuno anni fa nasceva Articolo 21 per la libertà di espressione, per il diritto di ogni cittadino di essere informato e contro tutti le censure, in particolare, contro l’editto bulgaro voluto dal presidente del Consiglio Berlusconi che portò l’allontanamento dalla Rai di Enzo Biagi, Daniele Luttazzi (mai tornato), Michele Santoro e alla chiusura dei loro programmi. Quando fondammo l’Associazione eravamo convinti che sarebbe stata a tempo determinato, con la fine del berlusconismo sarebbe finito anche l’assalto alla Costituzione, all’articolo 21 e fine della censura che aveva colpito non solo “Il Fatto”, “Satyricon” e “Sciuscià”, ma tanti comici tra questi Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, Andrea Rivera Paolo Hendel.
Ci sbagliammo, sì, ci sbagliammo clamorosamente. Berlusconi ha fatto scuola. Negli anni la censura si è trasformata in bavaglio, in bavaglio preventivo contro giornalisti e non solo, persone dalla schiena dritta, facendo diventare la querela lo strumento al servizio dei potenti per far tacere le voci critiche.
Oggi è molto peggio di allora. La violenza contro la libertà di espressione s’è intensifica. Quanti operatori dell’informazione sono costretti a vivere sotto scorta? Ventuno anni fa nacquero le liste di proscrizione volute da Gasparri con altri politici di destra. Quel Gasparri che poi diventò ministro della Comunicazione per partorire una legge di riforma del Sistema Radiotelevisivo che ancora oggi è considerata la numero uno tra quelle ad personam. Gasparri è ancora lì seduto nei banchi del Senato che agita minacce, ultimi a subire la sua attenzione sono Sigfrido Ranucci e la squadra di “Report” che hanno reso pubblico che il senatore non ha informato il Senato, come invece avrebbe dovuto fare, di essere, dal 2021, presidente di una società di cyber security che fa contratti di sicurezza, attraverso terze società, con aziende italiane e non solo con aziende estere come lui ha dichiarato in una intervista alla stessa trasmissione. I documenti fatti vedere da Ranucci in onda confermerebbero che Gasparri è portatore di un enorme conflitto d’interessi. Se ciò è vero dovrebbe dimettersi come richiesto dall’opposizione.
Poi l’immancabile Matteo Salvini, il Robin Hood al contrario della Brianza, che da anni si è scatenato contro la coppia Fabio Fazio e Roberto Saviano. Fazio con l’arrivo dei nuovi vertici della Rai, nominati dal governo di destra destra della Meloni, è stato costretto ad emigrare dalla Rai a Discovery con “Che tempo che fa”; mentre Saviano non solo ha dovuto subire la decisione della Rai di non mettere in onda, nonostante le migliaia di firme raccolte da Articolo 21, le quattro puntate di “Insider, faccia a faccia con il crimine” registrate e già inserite in palinsesto, a causa della “vendetta politica” di Salvini perché definito dallo scrittore “ministro della mala vita”, termine usato da Salvemini contro il presidente del Consiglio Giolitti, in più querelato dallo stesso Salvini per “diffamazione a mezzo stampa”, il quale non si è mai presentato in tribunale a causa di “impegni istituzionale”, aggiungiamo anche mondani, infatti il 7 novembre, giorno della terza udienza, era assente in tribunale ma presente alla prima della Scala.
L’11 dicembre Articolo 21 si impegnerà ulteriormente nelle azioni di contrasto contro gli abusi nei confronti della Verità e sempre alla ricerca di Giustizia, intensificherà il ruolo di scorta mediatica con le famiglie Regeni, Paciolla, Rocchelli, sarà vicino a Roberto Saviano e a don Luigi Ciotti. In Emilia-Romagna affiancherà le Associazioni dei famigliari delle vittime delle Stragi di Ustica e della Stazione di Bologna denunciando le azioni di depistaggio, sempre presenti, all’insegna dell’Antifascismo e sempre in difesa della Democrazia.