Definirla “ritorsione” sarebbe improprio, comunque non documentabile. Parlare di anomalia è possibile. Temere l’isolamento lo è altrettanto. Il caso della gip del Tribunale di Roma Emanuela Attura, più semplicemente, incarna lo spirito di questi tempi bui, dove chi dissente, oggettivamente, rischia. Fino a luglio scorso la giudice Attura era conosciuta in quanto si era occupata di importanti casi di cronaca, tra cui quelli relativi al clan Casamonica. Uno dei membri del feroce sodalizio di Roma aveva pronunciato una grave frase minatoria, “Questa giudice me la porto nella tomba”. Subito dopo aver ascoltato quelle parole il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza le aveva attribuito la scorta, provvedimento di tutela revocato nei giorni scorsi dall’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale del dipartimento della Pubblica sicurezza. Il pericolo sarebbe finito, nonostante la giudice continui a lavorare nella città in cui i Casamonica sono stati scalfiti dalle indagini ma non sconfitti. Da giorni questa revoca viene, inevitabilmente, collegata con un’altra storia rilevante. A luglio scorso Attura ha deciso l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, per il quale la Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione, nell’inchiesta relativa alla fuga di notizie sul caso Cospito. Il 29 novembre il sottosegretario Delmastro è stato rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. Delmastro è accusato di aver diffuso registrazioni di conversazioni tra Cospito e boss mafiosi detenuti nel carcere di Sassari, ma il Ministero della Giustizia ha già stabilito che quelle registrazioni non sono coperte da segreto. Dunque il Ministero guidato, seppure in secondis, da Delmastro, attesta che proprio Delmastro non ha fatto violazioni.
Il processo inizierà il prossimo 12 marzo. “Confidavamo in una decisione diversa perché c’erano tutti i presupposti per una sentenza di non luogo a procedere”, ha commentato l’avvocato Giuseppe Valentino, difensore del sottosegretario. “Sono straordinariamente fiero di non aver tenuto sotto segreto un fatto di gravità inaudita, cioè che terroristi anarchici in combutta con criminali mafiosi tentassero di fare un attacco concentrico al 41 bis “, ha detto Delmastro. Sullo sfondo resta la vicenda della giudice che, questo si può dire, potrebbe essere stata lasciata da sola contro i Casamonica.