Noi, democratici antifascisti, cogliamo al volo la formidabile iniziativa lanciata – con il fervore che solo i veri patrioti nati dalla resistenza al nazifascismo hanno – da Marco Vizzarelli, giornalista e loggionista della Scala di Milano e riproposta con intelligenza da Riccardo Cucchi nel suo bell’articolo “Quel grido nel silenzio”: dichiariamoci a gran voce tutti, anzi autodenunciamoci dati gli orribili tempi che viviamo, fieramente antifascisti. Lunedì a San Teodoro potrà diventare un’altra delle tante parole d’ordine in difesa della Costituzione che Articolo 21 lancerà per scuotere gli apatici immersi in una untuosa salsa fatta di programmi politici che si nascondono dietro la parola ‘governabilità’ ma che in realtà nascondono un pericoloso disegno autoritario. Che la Digos ci identifichi tutti come pericolosi sovversivi, mentre riaffermiamo il principio cardine della nostra Costituzione. Sarei curioso di sapere quanti fascisti dichiarati con il braccio teso ai funerali e alle commemorazioni o al grido di ‘presente’ sono mai stati schedati. Marco Vizzarelli ha urlato quella che dovrebbe essere un’ovvietà per funzionari che devono rappresentare la democrazia nata dal 25 aprile 1945 e normata dalla Costituzione del ‘48. Al contrario è scattato il controllo che dovrebbe essere effettuato in quanti tengono in casa busti del Duce e gagliardetti, anche se si tratta di una delle massime cariche dello Stato. Il fascismo strisciante è, a mio giudizio, molto più pericoloso di quello che armato di randelli, mazze, bastoni girava ancora negli anni ‘60-’70 picchiando studenti di sinistra. Come avvenne nel febbraio del’70 sulle gradinate della facoltà di Lettere e Magistero a Cagliari quando una squadraccia riunita dietro lo striscione ‘La repressione non fermerà il fascismo” assaltò la sede e mandò all’ospedale gli studenti che reagirono. Io fui tra loro, insieme con l’allora senatore e docente di storia Girolamo Sotgiu. Io all’ospedale con testa rotta (11 punti di sutura) e braccio fratturato (radio e ulna), Sotgiu colto da infarto. Ebbene quelli mi facevano molta meno paura dei viscidi teorici di oggi che rischiano di coinvolgere intellettuali e politici attratti davvero dal falso messaggio di un migliore funzionamento dello Stato. Per tutte queste ragioni Lunedì da San Teodoro, anche se non potrò esserci fisicamente, suggerirò che ognuno, intervenendo, sfidi la Digos ad identificarlo nel momento in cui con orgoglio, convinzione, determinazione farà come Kennedy a Berlino, quando volle definirsi berlinese contro la vergogna del muro: contro la vergogna del parafascismo bisogna continuare ad urlare, “Viva l’Italia antifascista” “Io sono antifascista”.